Lasciate ogne speranza, Voi ch' intrate...

Vi aspetta un viaggio nella Cultura, nella Filosofia, nella Poesia, nella Sociologia, nel Gossip......by Phil :-)































mercoledì 16 luglio 2025

ITINERARI NAPOLETANI:Piazza Bellini e le antiche mura greche

TRATTO DA NAPOLIVING Una delle piazze più famose di Napoli è Piazza Bellini, conosciuta soprattutto per la movida notturna. Si trova in corrispondenza del Decumano Maggiore ed è crocevia tra Via Port’alba, Via San Sebastiano (conosciuta come via dei musicisti) e Via Santa Maria di Costantinopoli. I tanti locali dei dintorni organizzano eventi e spettacoli di musica dal vivo, offrendo aperitivi e rendendo la zona un punto di riferimento per i giovanissimi. Noi di Napoliving vogliamo mostrarti la sua bellezza artistica e architettonica, nonché archeologica, grazie alla presenza delle mura greche. Sì, se hai prenotato una camera da noi sarai vicinissimo a Piazza Bellini e potrai esplorarla, inserendola come tappa del tuo itinerario giornaliero. Come dicevamo, al centro della piazza sono presenti le mura dell’antica Neapolis greca, circondate da edifici di epoca barocca e rinascimentale, come il Palazzo Firrao e il Palazzo Castriota Scanderbeg. Piazza Bellini è anche un punto di snodo tra diverse sedi universitarie: il Conservatorio di San Pietro a Majella; l’Accademia delle Belle Arti; la Biblioteca della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Federico II. Piazza Bellini e le antiche mura greche Il nome della piazza è dovuto a Vincenzo Bellini, compositore che studiò nel vicino Conservatorio di Napoli. Nel 1886, lo scultore Alfonso Balzico realizzò una statua in suo onore, che ora è posizionata in piazza. Nella parte centrale dello spiazzo sono visibili le antiche mura della Neapolis greca, risalenti al IV secolo circa, che facevano parte di un sistema di fortificazione presente lungo Via Costantinopoli. Furono scoperte per caso nel 1954 durante l’installazione di una cabina elettrica. Come accennato, Piazza Bellini è un luogo di aggregazione giovanile, come testimoniato anche dalla presenza dello storico caffè letterario “Intra Moenia” (dentro le mura, appunto). Il locale è nato nel 1989 e contribuì attivamente per rendere la zona pedonale.

mercoledì 9 luglio 2025

ITINERARI NAPOLETANI:La storia di Piazza del Plebiscito

TRATTO DA Gambrinus Il patrimonio artistico e culturale napoletano è immenso. Ogni angolo trasuda magia ed emozioni. Tra castelli, via storiche, palazzi e piazze i nostri occhi si riempiono di meraviglia ad ogni passo. Ma il simbolo di Napoli è sicuramente Piazza del plebiscito. Situata nel cuore della città , circondata dalla Basilica di San Francesco di Paola, dal Palazzo Reale, dal Palazzo della Prefettura e dal Palazzo Salerno è una delle piazze più grandi d’Italia ed è proprio qui che alla fine dell’800 è stato fondato lo storico e rinomato bar “Gambrinus”. Le origini della Piazza più importante di Napoli Inizialmente Piazza del Plebiscito era, e fu per secoli, solo uno spiazzo irregolare, dove si svolgevano feste popolari, fino a quando nel Seicento, si cominciò la costruzione del Palazzo Reale ad opera dell’architetto reale Domenico Fontana. Questo palazzo fu detto “Nuovo” per distinguerlo dal Palazzo Vecchio costruito nel 1500 all’inizio dal vice regno spagnolo come residenza reale. In seguito alla costruzione del Palazzo, la piazza prese il nome di largo di Palazzo. Furono celebrate in questi anni numerose feste e giochi. Il più famoso era la Cuccagna che consisteva nella riproduzione in cartapesta e legno di una collina, una villa o un castello ripieno di cibo di ogni genere e in giornate prestabilite dopo le 22 a seguito di due colpi di cannone come segnale di via ogni partecipante cercava di prendere quanta più roba possibile. Nel XVIII secolo l’architetto Luigi Vanvitelli effettuò dei lavori di restauro al Palazzo Reale. Fu proprio lui a costruire le otto nicchie dove nel 1888 vennero poi esposte le statue dei re di Napoli: Ruggero il Normanno, Federico II, Carlo d’Angiò, Alfonso d’Aragona, Carlo V, Carlo III, Gioacchino Murat, Vittorio Emanuele II. Solo con l’arrivo di Carlo III, però, il Palazzo Reale divenne una vera reggia nobiliare, con arredamenti ed opere d’arte. In seguito all’incendio del 1837, Ferdinando II fece abbattere il Palazzo Vecchio e rifare l’ala destra del Palazzo Reale. Successivamente per volontà di Ferdinando IV fu costruita la chiesa di S. Francesco di Paola, come voto del re nei confronti di quel santo che aveva interceduto per lui affinché si restaurasse la corona borbonica. La realizzazione del progetto della Chiesa fu affidato a Piero Bianchi che decise di collocare due statue equestri, di Carlo e Ferdinando di Borbone e costruì un porticato a semicerchio per dare alla piazza un tono maggiormente monumentale. Due palazzi completarono la piazza, ovvero Palazzo Salerno (chiamato così perché residenza privata del principe Salerno figlio di Ferdinando IV) e Palazzo dei Ministri, oggi Palazzo della Prefettura. L’attuale nome della piazza fu scelto dopo che il plebiscito del 21 ottobre 1860 decretò l’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno di Sardegna. Questa meravigliosa piazza è oggi meta di passaggio di milioni di turisti che restano sempre incantati dalle numerose attrattive e bellezze architettoniche che offre la nostra città . E sicuramente, ammirarla mentre si sorseggia uno dei migliori caffè di Napoli, renderà il tutto ancora più piacevole.

mercoledì 2 luglio 2025

ITINERARI NAPOLETANI:Complesso Monumentale dell'Annunziata Ruota degli Esposti e Salone delle Colonne.

TRATTO DA COMUNE DI NAPOLI- Nasce nel XIV secolo per volontà della regina Sancia d’Aragona, moglie di Roberto d’Angiò, insieme all'annessa chiesa, come istituzione assistenziale per la cura dell'infanzia abbandonata. Ricostruita una prima volta nel XVI secolo in forme rinascimentali e nel XVIII secolo, dopo un incendio, da Luigi e Carlo Vanvitelli. Attraverso il raffinato portale marmoreo, realizzato nel Cinquecento dall'artista lombardo Tommaso Malvito e dal figlio Giovan Tommaso con i battenti lignei intagliati da Pietro Belverte e da Giovanni da Nola nel XVI secolo e che presenta nella lunetta interna un affresco Raffigurante l’Annunciazione attribuito a Belisario Corenzio, si accede al monumentale cortile della Casa e alla "Ruota" lignea. I bambini abbandonati venivano introdotti in una specie di tamburo di legno di forma cilindrica e raccolti all'interno da balie pronte ad intervenire ad ogni chiamata. All'esterno, al di sopra della ruota, vi era un puttino di marmo con la scritta: "O padre e madre che qui ne gettate / Alle vostre limosine siamo raccomandati". Gli ospiti dell'istituzione venivano chiamati "figli della Madonna", "figli d'a Nunziata" o "esposti" e godevano di particolari privilegi. Alcuni venivano trovati con al collo un foglio di carta con il nome dei genitori, o portavano con sé qualche pezzo di oro o di argento; altri non avevano nessun segno. Tutto quello che indossavano e qualsiasi segno particolare veniva annotato in un libro, in modo da rendere più facile un eventuale riconoscimento da parte dei genitori. La Ruota, con il suo triste fascino, era una delle più note d'Italia e non venne più utilizzata dal 22 giugno 1875. Dal cortile monumentale, in cui è presente una fontana ottocentesca, sulla sinistra si sale negli ambienti della Biblioteca Medica, già sede delle lezioni universitarie di pediatria, e del Salone delle Colonne, in cui si svolgeva una volta all’anno il Rito del Fazzoletto, un evento durante il quale le giovani ospiti della struttura in età da marito decidevano se accettare in matrimonio i pretendenti i quali lanciavano loro un fazzoletto. Alle spalle del Salone delle Colonne vi è una cappella interna detta delle suore, attualmente non visitabile, che originariamente custodiva la “Madonna delle Scarpette”, ora nella vicina chiesa. Alla destra del cortile monumentale, pur se attualmente non agibile, si accede al Succorpo vanvitelliano. Originariamente cripta della chiesa, fu allestito da parte del Vanvitelli, su ispirazione dell’edilizia paleocristiana, per lo svolgimento delle funzioni religiose durante i lavori di ristrutturazione della stessa. Con pianta circolare, presenta sei nicchie definite da otto coppie di colonne tuscaniche, nelle quali furono poste alcune delle sculture sopravvissute all’incendio della chiesa cinquecentesca. Il Succorpo è in asse con la soprastante cupola della Basilica dell’Annunziata Maggiore. Quest’ultima, seppur non gestita dall’Amministrazione Comunale, fu originariamente realizzata nel XIII secolo dagli Angioini ma completamente ricostruita a partire dal 1513 e quasi completamente distrutta da un incendio nel 1757. Della chiesa originale sopravvivono la Cappella Carafa e la sacrestia, impreziosita da affreschi di Belisario Corenzio e arredi lignei intagliati di Salvatore Caccavallo e Girolamo D’Auria. I lavori di ristrutturazione vennero affidati a Luigi Vanvitelli, benché completati da suo figlio Carlo. L’impianto a croce latina con navata unica e sei cappelle laterali, presenta 44 colonne corinzie ed è caratterizzato dall’imponente cupola che raggiunge i 67 metri d’altezza. La Basilica dell’Annunziata Maggiore è considerata una delle più belle creazioni vanvitelliane.