Il blog di Sminz......
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Vi aspetta un viaggio nella Cultura, nella Filosofia, nella Poesia, nella Sociologia, nel Gossip......by Phil :-)
mercoledì 15 ottobre 2025
ITINERARI NAPOLETANI:Teatro San Carlo, storia e curiosita'
TRATTO DA ECODELLESIRENE TOUR
Nel 1737, proprio nel giorno
in cui si festeggia San Carlo, il 4 novembre,
fu inaugurato il più antico tempio d’opera
lirica d’Europa: il teatro San Carlo! Un vero
e proprio gioiello costruito in soli 8 mesi
e diventato modello per la costruzione di
tutti gli altri teatri europei. Fu Carlo di Borbone,
sovrano illuminato e grande mecenate,
a commissionarne la costruzione facendone
un teatro di grande prestigio che ancora
oggi attira artisti di fama internazionale.
Carlo diventato re nel 1734 a soli 18 anni,
voleva trasformare Napoli in una grande città
Europea al pari di Parigi e Vienna. Uno
dei primi suoi atti politici fu la costruzione
di quell’imponente tempio dell’arte, perfetta
manifestazione della sua volontà, luogo capace
di suscitare meraviglia, imponenza e potenza.
Con il debutto dell’opera Achille in Sciro
di Domenico Sarro si inaugurò una stagione
di musica e di d’arte mai più interrotta.
Il suo aspetto
Panoramica San Carlo Interno
Il teatro San Carlo fu progettato
dal Medrano, sorge nell’attuale piazza
Trieste e Trento ed è adiacente al Palazzo
Reale, prima residenza dei Borbone a Napoli.
Una porta collegava direttamente il palco
reale del teatro con le stanze del re,
permettendo così a Carlo di andare ad
assistere agli spettacoli senza uscire
in strada. La facciata risale all ‘800.
Fu progettata in stile neoclassico dal
Niccolini che si occupò anche della
ricostruzione interna a seguito di un
incendio che avvenne la notte del
13 febbraio 1816. La pianta, a ferro
di cavallo con platea, palco profondo,
palchi separati e divisi in altezza,
costituisce uno dei primi modelli di
teatro all’italiana. All’interno si
ammira la fastosa decorazione: 184
palchi disposti in sei ordini con
bassorilievi in oro, tappezzeria
rossa ed una tela di 500 mq sul
soffitto. Spicca al centro il
maestoso palco reale sormontato
da una corona ed ai lati un
tendaggio rosso sorretto da Vittorie
alate. I colori predominati sono
l’oro ed il rosso. Quest’aspetto,
simile ad altri teatri d’opera europei,
gli fu dato da Ferdinando II di Borbone
alla metà del 1800 che decise di sostituire
i toni originali della casa borbonica
che erano in argento-oro e azzurro.
mercoledì 8 ottobre 2025
ITINERARI NAPOLETANI:IL PARCO ARCHEOLOGICO AMBIENTALE DEL PAUSILYPON.
TRATTO DA AREA MARINA PROTETTA.
Di estremo interesse naturalistico-archeologico,
oltre che paesaggistico, è la zona terrestre,
contigua all'AMP, che si estende dal promontorio
di Trentaremi al vallone di Gaiola, oggi
racchiusa all'interno del Parco Archeologico
Ambientale del Pausilypon. Il complesso a cui
si accede attraverso l'imponente Grotta di Seiano,
traforo di epoca romana lungo più di 700m che congiunge
la piana di Bagnoli con il vallone della Gaiola,
racchiude parte delle antiche vestigia della villa
del Pausilypon, fatta erigere nel I Sec a.C. dal
Cavaliere romano Publio Vedio Pollione. Qui,
nell'incanto di uno dei paesaggi più affascinanti
del Golfo, è possibile ammirare i resti del Teatro,
dell'Odeion e di alcune sale di rappresentanza della
villa, le cui strutture marittime fanno oggi parte
del limitrofo Parco Sommerso di Gaiola, su cui si
affacciano i belvedere a picco sul mare del Pausilypon.
L’amenità e la bellezza dei luoghi, il clima mite,
la natura lussureggiante, furono alcuni dei fattori
che a partire dal I Sec. a.C. resero ricercati tali
luoghi, tanto che in breve tempo divennero i più
lussuosi e celebri del mondo romano, inducendo
senatori e ricchi cavalieri a collocare qui le
loro dimore. Tra queste certamente la villa del
Pausilypon (tregua dagli affanni) è quella di cui
restano le più significative testimonianze. Il
complesso rappresenta uno dei primi esempi di
villa costruita adeguando l'architettura alla
natura dei luoghi comprendendo, oltre alla parte
abitativa, impianti termali, giardini, quartieri
per gli addetti ai servizi, aree per gli spettacoli,
e verso il mare le strutture portuali con gli edifici
connessi e il complesso sistema di peschiere ancora
ben conservato. Alla morte di Vedio Pollione
il Pausilypon entrò a far parte del demanio imperiale;
il primitivo nucleo fu ampliato e adeguato alle nuove
funzioni di residenza imperiale.
Oggi il Parco Archeologico del Pausilypon ed il
Parco Sommerso di Gaiola, recuperati dall'incuria
del passato e resi fruibili alla collettività,
rappresentano un comprensorio turistico-culturale
di enorme rilevanza per la Città di Napoli.
mercoledì 1 ottobre 2025
ITINERARI NAPOLETANI:SPACCANAPOLI- STORIA DI UNA STRADA GRECA.
TRATTO DA IL TEAM DI STORIE DI NAPOLI.
Nel cuore della città c’è una immaginaria linea
divisoria che separa la città antica sopravvissuta
al risanamento e quella nuova, che invece fu costruita
nell’800. Questa linea è rappresentata da Spaccanapoli,
il decumano inferiore che sopravvive dai tempi della Magna
Grecia e raccoglie, nel suo chilometro, una storia lunghissima
e millenaria.
Si chiama così perché, vista dal belvedere di San Martino,
il tracciato della strada sembra tagliare a metà il panorama
urbano di Napoli, con vicino la caratteristica e gigantesca
chiesa di Santa Chiara.
Spaccanapoli: un nome per riassumere tantissime strade in fila
La strada ha avuto tantissimi nomi e, fra tutti, “Via spaccanapoli”
non è mai esistito. Oggi il tratto centrale e più famoso è intitolato
all’abruzzese (ma napoletano d’adozione) Benedetto Croce,
uno dei massimi filosofi del ‘900.
Questo nome lo guadagnò negli anni ’60, “sfrattando”
un uomo meno famoso, ma non meno geniale. Parliamo di
Mariano Semmola, un luminare che scelse di vivere a Napoli
per tutta la sua vita, rifiutando numerose offerte dall’estero,
con lo scopo di formare i futuri medici napoletani.
Se infatti avessimo cercato spaccanapoli nelle mappe
di fine ‘800, l’avremmo trovata come “Via Mariano Semmola“.
Oggi, invece, la stessa strada si trova a Rione Alto,
in piena zona ospedaliera. Prima ancora
Il decumano inferiore fu anche l’unico dei tre decumani
a subire diversi interventi di allungamento, sia sul
lato Pignasecca che sul lato Forcella. Ad oggi potremmo
dire che la grande strada individuata come “Spaccanapoli”
parte da Via Pasquale Scura, nei Quartieri Spagnoli.
Il decumano, invece, comincia poco più avanti, con la
piccola Strada Maddaloni, prosegue con Via Domenico Capitelli,
la parte superiore di Piazza del Gesù Nuovo, Via Benedetto Croce,
Piazza San Domenico Maggiore, Piazzetta Nilo, Via San Biagio dei Librai,
si interseca con Via Duomo e arriva a Via Vicaria Vecchia.
Non è un caso che i decumani siano il cuore dell’area
nominata “Patrimonio dell’Umanità” dall’UNESCO.
Nella motivazione si legge che il territorio
ha “una continuità con le sue origini greche, che
si riscontra non solo nella frequentazione mai
interrotta dei luoghi, ma anche nella stratificazione
delle costruzioni, che ancora oggi ci fanno scoprire
reperti romani sotto il letto. Per fare un rapido
esempio, a Spaccanapoli sono stati rilevati più di 20
pozzi di acqua potabile risalenti all’epoca romana,
tutti coperti dai palazzi e non più recuperabili.
In realtà la strada come la vediamo attualmente è
figlia dell’ondata edilizia che colpì Napoli
durante il periodo aragonese e finì solamente
circa 200 anni dopo, nel XVII secolo. I visitatori
della Napoli “città gentile”, come fu definita nel
medioevo, raccontano infatti di giardini pensili e
strade larghissime. Si potrebbe dire che è l’esatto
opposto di quanto si vede oggi.
Il mito dei “vicarielli” di Spaccanapoli nacque
infatti proprio durante il viceregno, quando
l’edilizia non ebbe alcun controllo, salvo
il periodo di Pedro di Toledo.
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