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mercoledì 1 ottobre 2025
ITINERARI NAPOLETANI:SPACCANAPOLI- STORIA DI UNA STRADA GRECA.
TRATTO DA IL TEAM DI STORIE DI NAPOLI.
Nel cuore della città c’è una immaginaria linea
divisoria che separa la città antica sopravvissuta
al risanamento e quella nuova, che invece fu costruita
nell’800. Questa linea è rappresentata da Spaccanapoli,
il decumano inferiore che sopravvive dai tempi della Magna
Grecia e raccoglie, nel suo chilometro, una storia lunghissima
e millenaria.
Si chiama così perché, vista dal belvedere di San Martino,
il tracciato della strada sembra tagliare a metà il panorama
urbano di Napoli, con vicino la caratteristica e gigantesca
chiesa di Santa Chiara.
Spaccanapoli: un nome per riassumere tantissime strade in fila
La strada ha avuto tantissimi nomi e, fra tutti, “Via spaccanapoli”
non è mai esistito. Oggi il tratto centrale e più famoso è intitolato
all’abruzzese (ma napoletano d’adozione) Benedetto Croce,
uno dei massimi filosofi del ‘900.
Questo nome lo guadagnò negli anni ’60, “sfrattando”
un uomo meno famoso, ma non meno geniale. Parliamo di
Mariano Semmola, un luminare che scelse di vivere a Napoli
per tutta la sua vita, rifiutando numerose offerte dall’estero,
con lo scopo di formare i futuri medici napoletani.
Se infatti avessimo cercato spaccanapoli nelle mappe
di fine ‘800, l’avremmo trovata come “Via Mariano Semmola“.
Oggi, invece, la stessa strada si trova a Rione Alto,
in piena zona ospedaliera. Prima ancora
Il decumano inferiore fu anche l’unico dei tre decumani
a subire diversi interventi di allungamento, sia sul
lato Pignasecca che sul lato Forcella. Ad oggi potremmo
dire che la grande strada individuata come “Spaccanapoli”
parte da Via Pasquale Scura, nei Quartieri Spagnoli.
Il decumano, invece, comincia poco più avanti, con la
piccola Strada Maddaloni, prosegue con Via Domenico Capitelli,
la parte superiore di Piazza del Gesù Nuovo, Via Benedetto Croce,
Piazza San Domenico Maggiore, Piazzetta Nilo, Via San Biagio dei Librai,
si interseca con Via Duomo e arriva a Via Vicaria Vecchia.
Non è un caso che i decumani siano il cuore dell’area
nominata “Patrimonio dell’Umanità” dall’UNESCO.
Nella motivazione si legge che il territorio
ha “una continuità con le sue origini greche, che
si riscontra non solo nella frequentazione mai
interrotta dei luoghi, ma anche nella stratificazione
delle costruzioni, che ancora oggi ci fanno scoprire
reperti romani sotto il letto. Per fare un rapido
esempio, a Spaccanapoli sono stati rilevati più di 20
pozzi di acqua potabile risalenti all’epoca romana,
tutti coperti dai palazzi e non più recuperabili.
In realtà la strada come la vediamo attualmente è
figlia dell’ondata edilizia che colpì Napoli
durante il periodo aragonese e finì solamente
circa 200 anni dopo, nel XVII secolo. I visitatori
della Napoli “città gentile”, come fu definita nel
medioevo, raccontano infatti di giardini pensili e
strade larghissime. Si potrebbe dire che è l’esatto
opposto di quanto si vede oggi.
Il mito dei “vicarielli” di Spaccanapoli nacque
infatti proprio durante il viceregno, quando
l’edilizia non ebbe alcun controllo, salvo
il periodo di Pedro di Toledo.
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