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sabato 22 novembre 2014

IL SIGNIFICATO DI "NATALE IN CASA CUPIELLO"

Natale in casa

 Cupiello

Natale nel teatro

 e nella commedia 

napoletana (1)

Natale in casa Cupiello è un classico
 della commedia partenopea ed 
è una delle opere più note di 
Eduardo De Filippo. Fu scritta
 nel 1931 e rappresentata dal 
medesimo Eduardo con l’intera sua
 Compagnia “Teatro Umoristico
 I De Filippo”, nel 1932 al 
Teatro Kurssal di Napoli, dove
 inizialmente venne inscenato
 il solo atto unico del dramma.
 In seguito il nostro drammaturgo
 decise di lavorare accuratamente
 a questa commedia sottoponendola 
ad una attenta revisione e così,
 nel1934, si ebbe l’opera completa
 in tre atti.

Natale in casa Cupiello entrerà 
a far parte del ciclo della
 famosa Cantata dei giorni pari,
 (tale ciclo comprenderà le opere
 comiche di stampo “petitiano-
scarpettiano”, e “i giorni pari” 
simboleggeranno giorni lieti e
 di grande speranza). 
Protagonista della vicenda è 
Luca Cupiello, un uomo colpito 
dall’inerzia, che vive al di fuori
 dei suoi problemi familiari; ciò
 si evince dalle parole della moglie
 Concetta: <<…[  ] ’O ciel m’ha
 voluto castigà cu’ nu marito ca
 nun ha saputo e nun ha voluto 
fa maie niente. [  ] E se non era
 pè me, chissà quanta vote sta 
casa sarebbe andata sotto sopra>>;
 o in un’altra battuta la donna 
ribadisce: <<[  ] Maritemo è 
comme si nun ‘o tenesse…[  ]
 Pecché si tenesse a n’ato 
ommo vicino, questa storia
 sarebbe già finita>>. Luca 
Cupiello infatti si estrania sempre 
da tutti i suoi parenti, anzi va detto
 che, nessuno dei suoi cari gli 
permette di ascoltare i guai 
che invadono la sua casa, non 
conosce le ansie e le preoccupazioni 
del fratello Pasquale che vive 
in casa con loro, non sa le 
malefatte del figlio Tommasino
 (detto Nennillo), ed è addirittura
 all’oscuro della relazione
 extraconiugale che la sua
 adorata figlia Ninuccia ha con
 l’amante Vittorio Elia.
Il protagonista desidera solo 
costruire il suo presepe, visto
che per lui, il presepe è simbolo
 di uno spazio alternativo alla 
realtà in cui vive, anzi esso gli 
consente proprio di distaccarsi 
dalla realtà e di evadere dai
problemi quotidiani che colpiscono
 i membri della sua famiglia.
 Ecco che il presepe eduardiano
 si carica di metafore. Alcuni
 studiosi ritengono che Eduardo
 abbia voluto proiettare nell’immagine 
della Sacra Famiglia il suo 
desiderio di un unione familiare, 
ossia il presepe metaforicamente
 indica un mondo familiare ricco 
di sentimenti che purtroppo sembrano
 non esistere più. Si ha l’impressione 
che la sfera degli affetti si sia 
del tutto sgretolata nel momento 
in cui si è scontrata con l’egoista 
società novecentesca; una società 
che ha perso di vista i veri valori
 e i sani principi morali.
La commedia ha sfumature comiche,
 grottesche, farsesche e analizzando
 la tematica dell’incomunicabilità e
 dei contrasti familiari presenta un 
dramma fortemente realistico.
 Ermanno Contini, in un suo 
articolo pubblicato su “Il Messaggero”,
Roma, 12 giugno 1937, scrisse che
 “da un atto farsesco è venuta fuori
 una commedia ricchissima sì di
 comicità, ma anche di umanità, 
patetica, amara, commossa [  ]”.
 La pigrizia di Luca Cupiello scompare 
quando egli si dedica alla costruzione 
del suo “presebbio”, l’uomo mostra un
 grande entusiasmo per il proprio 
presepe assumendo atteggiamenti
 tipici di un bambino; - Concetta
<< [  ] Vedete se è possibile: 
n’ommo a chell’età se mette
 a fa’ ‘o Presebbio>> -. Si ricordi
 che il protagonista cercherà a tutti 
i costi di convincere il cinico e
 scettico figlio Nennillo che la sua
 creazione è degna di essere 
ammirata e apprezzata, tanto 
è vero che Luca chiederà in 
continuazione al figlio: <<”Tommasì,
 te piace ‘o presebbio?>>, fino
 a quando il protagonista trovandosi
 quasi in fin di vita, avrà finalmente 
avuto dal figlio il sospirato <<SI!>>.
Secondo il critico Francesco 
D’Episcopo, nella commedia 
Natale in Casa Cupiello, abbiamo
 un notevole passaggio “dal sereno 
presepe di cartapesta al drammatico
 presepe vivente che Luca e i suoi
 parenti rappresentano”. Donna 
Concetta impersona il ruolo della
 “povera martire” patriarca, sembra 
un paradosso ma è proprio lei il
 vero “pater familias” dei Cupiello,
 dato che ella si fa carico di tutti
 i problemi e i guai familiari. Protegge
 il figlio Nennillo dagli insulti del
 padre, ascolta gli sfoghi della figlia,
ha cura dell’andamento della casa,
 ecc... Nennillo è un ragazzo 
ingenuo, infantile ed alfabetico 
che non ha alcuna voglia di 
lavorare, ha quasi trentanni e 
passa la sua giornata compiendo
 dei piccoli furti, mentre Ninuccia 
è una donna infelice poiché ha
 sposato senza amare il marito 
Niculino e ora vorrebbe vivere
 serenamente la sua nuova storia
 d’amore con Vittorio. Eduardo 
in una intervista parlando della 
sua commedia rivelò che per 
lui fu molto difficile inscenare 
questo dramma nella sua
 Napoli in quanto per la stesura 
dell’opera si ispirò effettivamente
ad una famiglia napoletana che
 ebbe modo di conoscere: <<[  ] 
Non si chiamava Cupiello, ma la
 conobbi>>, (Eduardo, 1936).

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