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venerdì 23 ottobre 2020
IL MISTERO :CASTELLO VISCONTEO DI TREZZO SULL’ADDA -LUOGHI INFESTATI.
TRATTO DA IL PARANORMALE.COM
A nord-est di Milano, in direzione
di Bergamo, si passa sull’altissimo
Ponte sull’Adda che separa proprio
le due province. Il panorama è davvero
stupendo e si intravede la suggestiva
Trezzo sull’Adda, una cittadina
tranquilla sull’argine del fiume
immersa nella natura.
Sicuramente il monumento più
caratteristico è il Castello
Visconteo, costruito nel 1370 per
volere di Bernabò Visconti accanto
ad una rocca voluta dalla regina
Teodolinda. La fortezza non ha avuto
una storia tranquilla: la regione
fu contesa da diverse fazioni, tra
cui Federico Barbarossa, i Torriani
e i Visconti. Fu più volte distrutto
e ricostruito e oggi del castello
originario restano la torre a pianta
quadrata alta 42 m, il pozzo e i
suggestivi sotterranei.
Come ogni castello che si rispetti
anche il Castello Visconteo porta
con sé storie di intrighi, dispute,
tradimenti e omicidi; per chi crede
nel paranormale ancora oggi è popolato
da diversi fantasmi che a quanto pare
non disdegnano nemmeno di essere
fotografati.
I documenti storici riportano
diverse vicende cruente e instaurano
negli stessi studiosi una curiosità
morbosa per i segreti che la rocca
ha nascosto e nasconderebbe ancora
oggi. Uno è legato a Federico
Barbarossa che qui custodì un
enorme tesoro e lo perse quando
i milanesi assaltarono il castello
trafugando gran parte delle sue
ricchezze: si dice che non tutto
il tesoro venne ritrovato perchè
il Barbarossa si premunì dividendo
il tesoro e seppellendo diversi
sacchi di monete e preziosi attorno
al castello. Tra i suoi ruderi da
qualche parte ci sarebbero ancora
ingenti ricchezze ad attendere un
nuovo proprietario.
La vicenda più famosa però è quella
della congiura contro Bernabò Visconti,
proprio colui che fece erigere il
fastoso castello di Trezzo. Bernabò
era descritto come un sanguinario
ed un perverso: era solito gettare
i corpi agonizzanti dei nemici e
delle giovani fanciulle con cui
giaceva nei pozzi delle segrete
del castello e a testimonianza di
ciò ancora oggi sono visibili delle
chiazze rosse di sangue sulle pareti
dei sotterranei.
Giusto per dare un’idea di quanto
fosse crudele, Bernabò fece murare
viva una delle sue figlie, Bernarda,
colpevole di aver tradito il marito
Giovanni Suardo impostole dal padre
con un giovane cortigiano, Antoniolo
Zotto.
Nel 1385 il nipote Gian Galeazzo,
deciso a succedergli al potere, lo
fece rinchiudere nelle prigioni del
castello con l’accusa di cospirazione.
Bernabò Visconti era però una persona
di alto rango e la questione sollevata
dal nipote non convinse fino in fondo
gli alleati; per questo motivo lo
zio venne trattato con un certo tatto
in attesa di chiarire la sua posizione
politica e gli fu concesso addirittura
la compagnia dell’amante Donnina
de’ Porri. Gian Galeazzo, forse temendo
che la congiura venisse smascherata,
un giorno fece avvelenare la zuppa di
fagioli di cui lo zio andava ghiotto
e lo fece morire tra atroci dolori.
Fino a metà del 1700 la camera i cui
fu confinato Bernabò era ancora intatta
e su una parete si l’uomo aveva lasciato
scritto questa frase:
“Tal a mi qual a ti”
che parafrasando vorrebbe
dire “Oggi a me, domani a te”.
Ora chiamatela coincidenza,
chiamatelo karma, alcuni mesi dopo
Gian Galeazzo Visconti affermò che
gli era apparso il diavolo e alcuni
anni più tardi, nel 1402, morì di
peste.
Questo e altri sotterfugi storici
hanno portato a credere che nel
Castello Visconteo ci siano ancora
entità ultraterrene intrappolate nei
sotterranei e tra le mura e che non
sia raro incontrarle.
Il fantasma di Bernabò Visconti
sembra andare per la maggiore:
nell’agosto del 1973 quattro
turisti tedeschi decisero di
montare e tende proprio nel
cortile della fortezza e di
passare lì la notte prima di
ripartire per la loro escursione
delle vallate della zona. Vennero
svegliati in piena notte da rumori
di passi e di metallo battuto e
quando uscirono dalle tende videro
una quindicina di uomini con
delle fiaccole in mano. Erano
tutti vestiti con un’armatura
medievale e uno di loro aveva
un mantello regale che lasciava
intendere che interpretasse un
nobile. Già, loro pensarono che
si trattasse di una rappresentazione
medievale e quando il nobile fece
loro segno con la mano di seguirli
decisero di partecipare alla sceneggiata.
I quattro ragazzi furono condotti
all’interno del castello e giunsero
in un vasto salone illuminato da
candele dove si stava tenendo una
festa e c’erano decine di persone
tra servi, soldati, nobildonne, e
cavalieri. Al centro della sala c’era
un lunghissimo tavolo imbandito e i
ragazzi parteciparono al sontuoso
banchetto, pur non comprendendo la
lingua che parlava la gente attorno
a loro. Al termine furono condotti
in una stanza con un grande letto
a baldacchino e lì si addormentarono.
La mattina seguente si svegliarono tra
i ruderi del castello tra rovi e pietre.
Se questa può sembrare una bella storiella
inventata, nel settembre del 2004 il
gruppo di ricercatori del paranormale
Crop Circle di Milano immortalò una
presenza eterea di quello che sembrava
un nobile. Il gruppo sottopose l’immagine
all’analisi del Centro di Investigazione
Occulta che confermò l’autenticità della
foto e trovò somiglianze con la statua
di Bernabò conservata nei Musei del
Castello Sforzesco di Milano.
Ma il fantasma di Bernabò non sarebbe
l’unico ad apparire nel castello: si
dice che quando qualcuno si avventura
alla ricerca del tesoro perduto di
Federico Barbarossa si possa imbattere
nella figura spettrale dell’imperatore,
che sarebbe molto presente soprattutto
nei sotterranei.
Si parla anche di lamenti e pianti di
fanciulle provenire dal pozzo, dove
venivano gettate dal signore del
castello dopo una notte focosa; c’è
chi afferma di aver visto una dama
passeggiare nel giardino tra i ruderi
durante le notti estive e chi afferma
di aver sentito delle urla provenire
dalla “stanza della goccia”.
La tortura della goccia è di origine
orientale, ma anche alcuni nobili europei
si dilettavano in questa pratica: nelle
fondamenta dal castello c’è un antro dove
i prigionieri venivano immobilizzati e
posti sotto delle fessure del soffitto
da cui l’umidità generata dal fiume
sottostante faceva cadere delle gocce
d’acqua in maniera costante e continuativa
sulle loro teste. La vittima moriva per i
crampi o impazziva (si dice che il flusso
di gocce scavava buchi nel cranio, ma ci
vorrebbero anni di gocce cadute nello
stesso punto).
Oggi si cerca di non lasciare che ciò
che resta del castello cada in sfacelo e
di tener viva la memoria di una fortezza
che ha fatto la storia della cittadina.
Di vicende in effetti ne ha vissute molte
e i suoi fantasmi sembrano volerle ricordare
ai curiosi che vi si avvicinano.
FONTE: Misteri dal Mondo –
Credere Per Vedere
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