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mercoledì 6 novembre 2024
BIOGRAFIA DI DANTE ALIGHIERI
TRATTO DA BIOGRAFIE.
Biografia • Al principio del cammin di Italiana lingua
La vita di Dante Alighieri è strettamente legata
agli avvenimenti della vita politica fiorentina.
Alla sua nascita, Firenze era in procinto di
diventare la città più potente dell'Italia centrale.
A partire dal 1250, un governo comunale composto da
borghesi e artigiani aveva messo fine alla supremazia
della nobiltà e due anni più tardi vennero coniati i
primi fiorini d'oro che sarebbero diventati i "dollari"
dell'Europa mercantile. Il conflitto tra guelfi, fedeli
all'autorità temporale dei papi, e ghibellini, difensori
del primato politico degli imperatori, divenne sempre
più una guerra tra nobili e borghesi simile alle guerre di
supremazia tra città vicine o rivali. Alla nascita di Dante,
dopo la cacciata dei guelfi, la città era ormai da più di
cinque anni nelle mani dei ghibellini. Nel 1266, Firenze
ritornò nelle mani dei guelfi e i ghibellini vennero espulsi
a loro volta. A questo punto, il partito dei guelfi,
si divise in due fazioni: bianchi e neri.
Dante Alighieri nasce a Firenze il 29 maggio 1265
(la data è presunta, comunque compresa tra maggio e giugno)
da una famiglia della piccola nobiltà. Nel 1274, secondo la
Vita Nuova, vede per la prima volta Beatrice (Bice di Folco Portinari)
della quale si innamora subito perdutamente. Dante ha circa
dieci anni quando muore la madre Gabriella, la «madre bella».
Nel 1283 anche suo padre Alighiero di Bellincione, commerciante,
muore e Dante a 17 anni diviene il capofamiglia.
Il giovane Alighieri segue gli insegnamenti filosofici
e teologici delle scuole francescana (Santa Croce) e
domenicana (Santa Maria Novella). In questo periodo
stringe amicizie e inizia una
corrispondenza con i giovani poeti che si fanno
chiamare «stilnovisti». Nelle Rime si trova l'insieme
dell'opera poetica di Dante, dagli anni della gioventù
fiorentina, lungo in corso della sua carriera letteraria,
che non risultano inseriti in alcun'altra opera. È in questo
contesto che possiamo trovare le tracce del distacco consapevole
che è seguito alla prima stesura dell'"Inferno" e del "Purgatorio",
che avrebbe condotto Dante verso false concezioni filosofiche,
tentazioni della carne e piaceri volgari.
A 20 anni sposa Gemma Di Manetto Donati, appartenente a
un ramo secondario di una grande famiglia nobile, dalla
quale avrà quattro figli, Jacopo, Pietro, Giovanni e Antonia.
Nel 1292, due anni dopo la morte di Beatrice,
comincia a scrivere la "Vita Nuova". Dante si
consacra così molto presto completamente alla poesia
studiando filosofia e teologia, in particolare Aristotele
e San Tommaso. Rimarrà affascinato dalla lotta politica
caratteristica di quel periodo e costruirà tutta la
sua opera attorno alla figura dell'Imperatore, mito
di un'impossibile unità. Tuttavia nel 1293, in
seguito a un decreto che escludeva i nobili dalla
vita politica fiorentina, il giovane Dante è costretto
ad attenersi alla cura dei suoi
interessi intellettuali.
Nel 1295 un'ordinanza decreta che i nobili riottengano
i diritti civici, purché appartenenti ad una corporazione.
Dante si iscrive a quella dei medici e dei farmacisti,
la stessa dei bibliotecari, con la menzione di «poeta».
Quando la lotta tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri si
fa più aspra, Dante si schiera col partito dei Bianchi
che cercano di difendere l'indipendenza della città
opponendosi alle tendenze egemoniche di Bonifacio VIII
Caetani, Papa dal dicembre 1294 al 1303.
Nel 1300 Dante viene eletto tra i sei «Priori» -
custodi del potere esecutivo, i più alti magistrati
del governo che componeva la Signoria - che, per
attenuare la faziosità della lotta politica, prendono
la difficile decisione di fare arrestare i più feroci
leader dei due
schieramenti. Nel 1301, proprio mentre a Firenze arrivava
Charles de Valois e il partito dei Neri prendeva il sopravvento
(sostenuto dal papato), Dante viene chiamato a Roma alla
corte di Bonifacio VIII. Iniziano i processi politici:
Dante, accusato di corruzione, viene sospeso dai pubblici
uffici e condannato al pagamento di una pesante ammenda.
Poiché Dante non si abbassa, al pari dei suoi amici, a
presentarsi davanti ai giudici, Dante viene condannato
alla confisca dei beni e «al boia» qualora si fosse
fatto trovare sul territorio del Comune di Firenze.
È così costretto a lasciare la sua città con la coscienza
di essere stato beffato da Bonifacio VIII, che l'aveva
trattenuto a Roma mentre i Neri prendevano il potere
a Firenze; Bonifacio VIII si guadagnerà così un posto
di rilievo nei gironi dell'"Inferno" della "Divina Commedia".
schieramenti. Nel 1301, proprio mentre a Firenze arrivava
Charles de Valois e il partito dei Neri prendeva il
sopravvento (sostenuto dal papato), Dante viene chiamato
a Roma alla corte di Bonifacio VIII. Iniziano i processi
politici: Dante, accusato di corruzione, viene sospeso
dai pubblici uffici e condannato al pagamento di una
pesante ammenda. Poiché Dante non si abbassa, al pari
dei suoi amici, a presentarsi davanti ai giudici, Dante
viene condannato alla confisca dei beni e «al boia»
qualora si fosse fatto trovare sul territorio del
Comune di Firenze. È così costretto a lasciare la
sua città con la coscienza di essere stato beffato
da Bonifacio VIII, che l'aveva trattenuto a Roma
mentre i Neri prendevano il potere a Firenze; Bonifacio
VIII si guadagnerà così un posto di rilievo nei gironi
dell'"Inferno" della "Divina Commedia".
non cesserà di approfondire la sua cultura
attraverso le differenti esperienze che vive.
Nel 1306 intraprende la redazione della "Divina Commedia"
alla quale lavorerà per tutta la vita. Quando inizia «a
far parte per se stesso», rinunciando ai tentativi di
rientrare con la forza a Firenze con i suoi amici, prende
coscienza della propria solitudine e si stacca dalla
realtà contemporanea che ritiene dominata da vizio,
ingiustizia, corruzione e ineguaglianza. Nel 1308 compone
un trattato in latino sulla lingua e lo stile: il "De vulgari
eloquentia", nel quale passa in revisione i differenti dialetti
della lingua italiana e proclama di non aver trovato
«l'odorante pantera dei bestiari» del Medioevo che cercava,
ivi compresi il fiorentino e le sue imperfezioni. Pensa
di aver captato «l'insaziabile belva in quel volgare che
in ogni città esala il suo odore e in nessuna trova
la sua tana». Fonda la teoria di una
lingua volgare che chiama «illustre», che non può
essere uno dei dialetti locali italiani ma una
lingua frutto del lavoro di pulizia portato
avanti collettivamente dagli scrittori italiani.
È il primo manifesto per la creazione di
una lingua letteraria nazionale italiana.
Nel 1310 con l'arrivo in Italia di Enrico
VII di Lussemburgo, Imperatore romano, Dante
Alighieri spera nella restaurazione del potere
imperiale, che gli permetterebbe di rientrare a
Firenze, ma Enrico muore. Dante compone
"La Monarchia", in latino, dove dichiara
che la monarchia universale è essenziale
alla felicità terrestre degli uomini e che
il potere imperiale non deve essere sottomesso
alla Chiesa. Dibatte anche sui rapporti tra Papato
e Impero: al Papa il potere spirituale, all'Imperatore
quello temporale. Verso il 1315, gli viene offerto
di ritornare a Firenze. Il suo orgoglio ritiene le
condizioni troppo umilianti: rifiuta con parole
che rimangono una testimonianza della sua dignità
umana: «Non è questa, padre mio, la via del mio ritorno in
patria, ma se prima da voi e poi da altri non se ne
trovi un'altra che non deroghi all'onore e alla
dignità di Dante, l'accetterò a
passi non lenti e se per nessuna siffatta s'entra
a Firenze, a Firenze non entrerò mai. Né certo
mancherà il pane».
Nel 1319 Dante è invitato a Ravenna da Guido
Novello da Polenta, Signore della città; due anni
più tardi lo invia a Venezia come ambasciatore. Rientrando
da Venezia Dante viene colpito da un attacco di malaria:
muore a 56 anni nella notte tra il 13 e il 14 settembre
1321 a Ravenna, dove oggi si trova ancora la sua tomba.
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