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mercoledì 22 ottobre 2025
ITINERARI NAPOLETANI:La cappella dei Pontano
TRATTO DA HISTORIAREGNI
Un piccolo tempietto sorge nel cuore di Napoli,
è la Cappella del Pontano, mirabile esempio d’arte
rinascimentale.
Opera in piperno massiccio attribuita al senese
Francesco di Giorgio Martini o all’olivetano
fra’ Giovanni Giocondo da Verona, entrambi architetti
attivi alla corte aragonese, fu voluta nel 1492 da
Giovanni Pontano come tempio funerario alla memoria
della moglie Adriana Sassone morta nel 1490.
L’elegante e solenne architettura è collocata lungo
il tracciato del documano maggiore, accanto alla Chiesa
di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, poco distante
dalla casa del Pontano, e segue nelle forme forse lo
schema del tempio romano della Fortuna virile.
Sulla porta principale, segnalata dagli stemmi del
Pontano e di sua moglie, corre la dedica che per
la Vergine e San Giovanni: “D. Mariæ Dei Matri, ac D.
Joanni Evangelistæ Joannes Jovianus Pontanus dedicavit
Anno Domini MCCCCLXXXXII”; su quella che si
affaccia su Via Tribunali sono scolpite
candelabre marmoree.
All’interno è tutto semplice e nudo,
si riflettono le linee gravi ed essenziali
dell’esterno. Si ammira il prezioso antiquarium
epigrafico latino e greco, raccolto o dettato
dal famoso committente, in ricordo dei figli,
della consorte e dei suoi amici, Pietro Volino
e Pietro Compadre.
Colpisce il pavimento in maiolica, risalente
all’anno di fondazione, di fattura napoletana.
Le varietà decorative e cromatiche risaltano
all’occhio nelle forme riecheggianti gusto orientale
ed influenze valenciane che ripetono lo stemma
del Pontano e di sua moglie nonchè motivi geometrici,
vegetali, profili virili ed animali.
Pontano aveva concepito questo luogo come
un piccolo panteon. Proprio sotto il pavimento
c’è un importante ipogeo destinato ad accogliere
le spoglie della famiglia. Purtroppo i figli maschi
gli premorirono ed incerta è la discendenza dal lato
delle figlie femmine. Morì nel settembre del 1503,
l’ultimo anno della Corona Aragonese a Napoli,
e fu qui riposto, ma dei suoi resti si è persa
traccia.
Dietro l’altare settecentesco, che contiene
la reliquia pagana del braccio di Tito Livio,
risalente alla ristrutturazione voluta da Carlo
di Borbone, c’è un affresco di Francesco Cicino
da Caiazzo, raffigurante “La Madonna con i Santi
Giovanni Battista e Giovanni Evangelista”,
cui è dedicata la cappella.
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