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domenica 28 aprile 2013

ARTICOLI SULLA STORIA ITALIANA.






Bari 1944: l' Italia s' è desta malgrado Badoglio e il re
Corriere della Sera





Bari 1944: l' Italia s' è desta malgrado Badoglio e il re

Il Congresso dei comitati di liberazione fu aperto da Croce 60 anni fa Riconosciuto in tutto il mondo, venne sabotato da governo e polizia


Radio Londra lo definì «il più importante avvenimento nella politica internazionale italiana dopo la caduta di Mussolini», mentre Cecil Sprigge, inviato della Reuters, lo considerò «di grande rilievo perché il suo scopo principale sarebbe stato la questione istituzionale», affrontata per la prima volta in quella occasione e poi «risolta» con il referendum del 2 giugno 1946. Non minore risalto attribuirono all' evento il New York Times, che ne pubblicò la mozione finale, e il Times di Londra che ne sottolineò la richiesta secondo cui «Presupposto innegabile della ricostruzione morale e materiale italiana è l' abdicazione immediata del Re, responsabile delle sciagure del Paese». Mentre il presidente americano Franklin Delano Roosevelt, riconoscendone le conclusioni, disse che «gli Stati Uniti sono ora (...) fermamente determinati a lasciare ogni decisione al popolo italiano». Eppure, il Congresso dei comitati di liberazione nazionale (Cln) - il primo dell' Europa liberata - che si svolse nel teatro Piccinni di Bari sessanta anni fa, il 28 e 29 gennaio 1944, è un evento quasi assente nelle analisi e nel dibattito storiografico nazionale. Evento che segnò una svolta per le sorti generali dell' Italia e del Mezzogiorno e della Puglia in particolare, fra la caduta del fascismo (25 luglio ' 43), la conseguente costituzione del governo presieduto dal maresciallo Pietro Badoglio e la crisi (ottobre ' 44) del primo gabinetto di Ivanoe Bonomi, in un periodo scandito dall' armistizio con le forze anglo-americane (8 settembre) e dalla fuga a Brindisi di re Vittorio Emanuele III e dei membri dell' esecutivo, oltre che dalla dichiarazione di guerra alla Germania (13 ottobre). Il Congresso dei Cln confermò Bari quale centro di riferimento della vita politica, editoriale, amministrativa e culturale del Regno del Sud. Fu inaugurato dall' orazione di Benedetto Croce e vi partecipò - tra gli altri - il conte Carlo Sforza, che sarebbe stato ministro degli Esteri con Alcide De Gasperi. Al Convegno si giunse superando ostacoli di ogni genere perché, come scritto da Vito Antonio Leuzzi, direttore dell' Istituto pugliese per la storia dell' antifascismo e dell' Italia contemporanea (Ipsaic), «Salvaguardare gli interessi di Casa Savoia e garantire la continuità dello Stato furono i principi ispiratori delle forze monarchico-badogliane nei 45 giorni che separano il 25 luglio dall' 8 settembre», così che «la preoccupazione (...) fu quella di impedire che il popolo e le forze politiche e culturali che si erano opposte alla dittatura potessero assumere il ruolo di protagonisti». A suffragare questa tesi, almeno tre circostanze - fra le molte altre - verificatesi nella stessa città pugliese. La prima fu l' eccidio (20 o 23 morti, una cifra ufficiale ancora non c' è, e 36 feriti, fra cui il professor Fabrizio Canfora) di via Niccolò dall' Arca del 28 luglio 1943, da parte dei soldati e degli squadristi: le vittime avrebbero voluto salutare l' uscita dal carcere di Bari di alcuni antifascisti, fra i quali gli intellettuali Tommaso Fiore (che nell' occasione perse il figlio Graziano, appena diciottenne), Guido Calogero, Giulio Butticci, Guido De Ruggiero, Giuseppe Laterza (direttore della libreria omonima) e del giudice Michele Cifarelli. Quest' ultimo, segretario del Cln barese, insieme a Vincenzo Calace - rientrato a sua volta da una decennale persecuzione fascista, vissuta fra carcere e confino - fu tra coloro che più si adoperarono per organizzare il Congresso e per affermarne l' importanza e l' obiettivo di promuovere la mobilitazione dal basso contro l' azione antidemocratica dei prefetti e del governo. Il secondo episodio che confermò l' ostilità badogliana alle nuove forze democratiche fu il rifiuto dello stesso capo dell' esecutivo all' offerta degli antifascisti baresi di partecipare alla battaglia per la difesa della città del 9 settembre, quando il generale Nicola Bellomo e gli abitanti del borgo antico combatterono i tedeschi obbligandoli ad abbandonare il porto e a ripiegare verso Nord. Il terzo riguardò Radio Bari, «L' unica voce libera dell' Italia», la cui sede di via Putignani, dopo l' 8 settembre, venne piantonata dalle forze di polizia per non farvi accedere gli esponenti del Partito d' Azione, fra i quali il già citato Cifarelli. Divieto rimosso dal maggiore inglese Jan Greenlees (VIII Armata), che aveva ricevuto l' incarico di utilizzarla nella propaganda antitedesca. L' ostruzionismo fu anche evidente nel tentativo di cancellare il Congresso dei Cln, che si sarebbe dovuto svolgere a Napoli il 20 dicembre ' 43. Ma insuperabile fu il veto degli alleati - «ispirati» dal governo italiano - e soprattutto del primo ministro inglese, Winston Churchill, che non volle mettere in pericolo «il contraente l' armistizio» e disse: «Napoli - sede logistica della V Armata britannica - è troppo vicina al fronte di Cassino». Le proteste generali dei Cln e, in particolare, di Croce, Sforza e Cifarelli, strapparono la concessione del permesso per una seconda convocazione del Congresso: a Bari, il 28 gennaio ' 44. I problemi non erano però finiti. Badoglio, infatti, servendosi del prefetto di Bari, fece pubblicare sulla Gazzetta del Mezzogiorno - l' unico quotidiano nazionale a non aver mai interrotto le pubblicazioni - del 25 gennaio un' ordinanza con cui si vietava, a causa di una «incipiente» (e mai verificatasi) epidemia di tifo, «l' ingresso in città ai viaggiatori provenienti da Napoli e sprovvisti di certificato medico». Divieto poi annullato dagli alleati. Così a Bari poterono riunirsi i maggiori esponenti sindacali, come quelli della Confederazione generale del lavoro (Cgl), ricostituitasi grazie all' appoggio del Cln barese, e dei gruppi politici antifascisti: da quelli del Partito d' Azione, composto dalle correnti liberal-socialista (Fiore, Calogero, Cifarelli, Domenico Loizzi, Aldo Capitini) e di Giustizia e Libertà (Calace), ai comunisti, che raccolsero adesioni fra gli operai, raggiungendo i 12.000 iscritti in pochi mesi; dai socialisti italiani di unità proletaria (Psiup) ai liberali di Benedetto Croce (Laterza), senza dimenticare i demoliberali, schierati su posizioni filomonarchiche, e la Democrazia cristiana, per la quale era già attivo un giovane di origine salentina, Aldo Moro, e nel cui ambito si distinse Natale Lojacono, futuro sindaco di Bari. Il Congresso del gennaio ' 44, come scritto da Cifarelli, «Assolse la decisiva funzione di convogliare le energie politiche più sane e moderne verso la soluzione pacifica della questione istituzionale», legittimando la propria presenza sul piano interno e internazionale. Senza dimenticare che «la Puglia, pur se esclusa geograficamente dalla Resistenza partigiana (...) non rimase inerte di fronte alla tragica situazione prodottasi con il crollo dello Stato fascista». Un merito storico. Non ancora riconosciuto. LA MOSTRA Il ruolo cruciale della Puglia «Le prime voci dell' Italia libera» è il titolo della mostra allestita nell' Archivio di Stato di Bari (via Bissolati 1). L' esposizione, inaugurata il 9 gennaio, si chiuderà il 30 (orari: 9-12, 15-20), per trasferirsi a Brindisi e poi a Lecce. Con molti documenti su censura, politica e informazione, la mostra racconta il trapasso dal fascismo all' esperienza badogliana che ebbe come teatro la Puglia, analizzando l' 8 settembre, l' epopea di Radio Bari e il Congresso barese dei Cln del gennaio ' 44. L' evento è curato da Vito Antonio Lezzi, direttore dell' Istituto pugliese per la storia dell' antifascismo e dell' Italia contemporanea (Ipsaic).

Ancona Massimiliano
Pagina 31
(11 gennaio 2004) - Corriere della Sera

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