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domenica 16 febbraio 2014

storia della Madonna di piedigrotta.








Tra Storia e Leggenda




Quando finisce la prima ed inizia la seconda... quello che si narra, 


che viene tramandato da centi­naia di anni e che, secondo i reperti
 risulta veritie­ro, è la storia del nubifragio avvenuto verso la metà 
del `600. Durante il viaggio di ritorno, lungo le co­ste napitine,
 un veliero con equipaggio napoleta­no, fu sorpreso e travolto da
 una violenta tempesta. Il comandante, che teneva nella propria 
cabina il quadro della Madonna di Piedigrotta, insieme con i suoi
 uomini fece un voto alla Vergine. In caso di salvezza, i superstiti 
avrebbero eretto una cappella al quadro miracoloso. Il veliero
 andò distrutto con­tro la scogliera di Pizzo, il carico, presumibilmente
 di corallo,perso negli abissi, ma tutto l'equipaggio col suo 
comandante toccarono riva sani e salvi, ed insieme con loro 
sulla spiaggetta, dove ora sorge la chiesetta, approdarono 
anche il quadro dell'Effige Sacra e la campana di bordo datata
 1632. Gli scalpellini del luogo, che si recavano in quel­la
 zona per tagliare i blocchi non di "tufo", ma di calcarinite 
calcirudite organogena (che servivano nel campo edilizio), 
posero il quadro in una grot­ta già esistente 
(quella dove oggi c'è il bar). Quel­la stessa grotta 
che loro usavano solitamente per ripararsi in caso di pioggia.
Si esclude, come ripor­tato in molti testi, la presenza dei
 pescatori locali, in quanto nella zona interessata
 (che non era colle­gata con nessuna strada carrozzabile
 col paese, ma solo con un piccolo e tortuoso sentiero), 
erano pre­senti solo le cave di calcarinite e non un 
rifugio o spiaggetta di pescatori. I primi in questo campo
 a "colonizzare" la zona ad un centinaio di metri più avanti 
dalla chiesetta, arrivarono solo verso il 1952, dando il nome 
alla spiaggia adiacente a quella di Piedigrotta, detta
 ancora oggi "spiaggia Malfarà", che prese il nome 
dal primo pescatore che vi si insediò, appunto Bruno 
Malferà, al quale storpiarono il cognome in Malfarà. Si 
narra che altre due mareggiate successive, rubarono
 il quadro miracoloso da dove era stato sistemato, 
adagiandolo nel punto esatto in cui fu rinvenuto la
 pri-ma volta dopo il famoso naufragio. Gli scalpellini 
capirono il volere della Madonna ed esattamente di
 fronte al rinvenimento nella nuda e liscia roccia 
cominciarono ad ingrandire una grotta naturale ivi 
esistente e conosciuta, con apertura più in alto. 
Scavarono a colpi di piccone la nuova residenza
 dell'Effige Sacra, ampliandola di volta in volta in 
caso di pioggia, dall'abside (antro naturale) verso
 il mare. Infatti, non potendo lavorare alle cave 
col brutto tempo, gli scalpellini passavano le loro
 ore picconando all'interno di Piedigrotta per ingrandire
 sempre di più la chiesa. Ciò viene testimoniato anche 
dai segni delle picconate, diversi di modo e periodo storico.

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