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domenica 15 febbraio 2015

STORIA DI COLOMBINA E GIANDUIA

































Colombina


La maschera di Colombina
 si trovano già nelle commedie
 di Plauto, fra le furbe
ancelle, ciniche e adulatrici,
sempre pronte a suggerire
 alla padrona malizie e astuzie.

Da antica schiava Colombina
nel '500 diventa la Servetta
 complice interessata nei
 sotterfugi domestici e
amorosi della padrona.

Il nome di Colombina
compare per la prima
volta nella Compagnia
degli Intronati verso il 1530.

Colombina è sempre
 l'Amorosa o la moglie
di Arlecchino, assumendo
 il nome di Betta, Franeeschina.
Diamantina, Marinetta,
Violetta, Corallina o anche
 Arlecchina, secondo le
rappresentazioni.

Servetta del teatro italiano
e Soubrette di quello francese,
Colombina ai nostri tempi finirà
dopo essere passata,
conservando più o meno
 i tratti originali del carattere,
 per l’opera buffa, il varietà,
 l’operetta per approdare alla
Commedia.



Gianduia


Gianduia indossa un tricorno
 e la parrucca con il codino.

L'abito è di panno color marrone,
 bordato di rosso, con un 
panciotto giallo e le calze 
rosse.

Il personaggio nasce nel '700,
 e non ha attinenza con la
 commedia dell’arte.

Gianduia, deriva dall'espressione
 piemontese "Gioan d'la douja", 
che vuol dire Giovanni del boccale.

Gianduja è originario di 
Caglianetto, in quel di Asti, 
è un galantuomo che incarna
 lo spirito bonario piemontese,
 cui piace il vino, l'allegria e di
 cui è proverbiale la distrazione.

Questa maschera, prediletta
 dai piemontesi, deve il nome 
a una precauzione politica: 
fino al 1802, infatti, l’avevano 
chiamata Gerolamo, ma quell’anno,
 ai primi del nuovo secolo, i 
comici pensarono bene di 
ribattezzarlo per evitare che 
si potesse scorgere allusione
 al nome di Gerolamo Bonaparte, 
parente dell’imperatore.


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