A te mamma
C'è un posto nel mio cuore,
in cui ti ritrovo.
In esso domini un regno tutto tuo,
e sei regina di uno spazio senza fine,
di un tempo senza domani.
In esso domini un regno tutto tuo,
e sei regina di uno spazio senza fine,
di un tempo senza domani.
Ti parlo con le labbra dell'anima,
che sa piangere e gioire per te,
ma dimmi, perchè son maggiori
che sa piangere e gioire per te,
ma dimmi, perchè son maggiori
le lacrime?
Forse sarà perchè ho bisogno di te,
perchè i tuoi occhi sono così immobili,
il tuo sorriso velato,
la tua bocca tremante,
nel silenzio lontano di te che non vedo,
ma che sento tanto vicina e presente in me,
Mamma! Mamma, che non sei più.
perchè i tuoi occhi sono così immobili,
il tuo sorriso velato,
la tua bocca tremante,
nel silenzio lontano di te che non vedo,
ma che sento tanto vicina e presente in me,
Mamma! Mamma, che non sei più.
Cesare Borroni
Supplica a Mia Madre
E' difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.
Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
E' difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.
Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
Pier Paolo Pasolini
La madre .
La madre è un angelo che ci guarda
che ci insegna ad amare!
Ella riscalda le nostre dita,
La madre è un angelo che ci guarda
che ci insegna ad amare!
Ella riscalda le nostre dita,
il nostro capo fra le sue ginocchia,
la nostra anima nel suo cuore:
ci dà il suo latte quando
siamo piccini,
la nostra anima nel suo cuore:
ci dà il suo latte quando
siamo piccini,
il suo pane quando
siamo grandi e la sua vita sempre
siamo grandi e la sua vita sempre
V. Hugo
Mia madre
Nelle circostanze più terribili
della mia vita, quando l'oceano ruggiva sotto
la carena, contro i fianchi della mia nave,
sollevata come un sughero; quando le palle
fischiavano alle mie orecchie e piovevano a
me d'intorno fitte come la gragnola, io vedevo
sempre mia madre inginocchiata, immersa e
nella preghiera, ai piedi dell'Altissimo.
Ed in me, quello che trasfondeva quel coraggio,
di cui anch'io rimanevo stupito, era la convinzione
che non poteva cogliermi alcuna disgrazia,
mentre una così santa donna,
un tale angelo pregava per me.
Nelle circostanze più terribili
della mia vita, quando l'oceano ruggiva sotto
la carena, contro i fianchi della mia nave,
sollevata come un sughero; quando le palle
fischiavano alle mie orecchie e piovevano a
me d'intorno fitte come la gragnola, io vedevo
sempre mia madre inginocchiata, immersa e
nella preghiera, ai piedi dell'Altissimo.
Ed in me, quello che trasfondeva quel coraggio,
di cui anch'io rimanevo stupito, era la convinzione
che non poteva cogliermi alcuna disgrazia,
mentre una così santa donna,
un tale angelo pregava per me.
Giuseppe Garibaldi
Lettera alla madre,
Mater dolcissima, ora
scendono le nebbie,
il Naviglio urta confusamente
il Naviglio urta confusamente
sulle dighe,
gli alberi si gonfiano d'acqua,
gli alberi si gonfiano d'acqua,
bruciano di neve;
non sono triste nel Nord: non
non sono triste nel Nord: non
sono in pace con me,
ma non aspetto perdono
ma non aspetto perdono
da nessuno,
molti mi devono lacrime
molti mi devono lacrime
da uomo a uomo.
So che non stai bene, che vivi
So che non stai bene, che vivi
come tutte le madri dei poeti,
povera e giusta nella misura
povera e giusta nella misura
d'amore per i figli lontani.
Oggi sono io che ti scrivo...
Oggi sono io che ti scrivo...
Finalmente, dirai,
due parole di quel ragazzo
due parole di quel ragazzo
che fuggì di notte
con un mantello corto e
con un mantello corto e
alcuni versi in tasca.
Povero, così pronto di cuore lo
Povero, così pronto di cuore lo
uccideranno un giorno in qualche luogo.
Certo, ricordo, fu da quel grigio
Certo, ricordo, fu da quel grigio
scalo di treni lenti
che portavano mandorle e arance,
che portavano mandorle e arance,
alla foce dell'Imera,
il fiume pieno di gazze, di sale,
il fiume pieno di gazze, di sale,
d'eucalyptus.
Ma ora ti ringrazio, questo voglio,
Ma ora ti ringrazio, questo voglio,
ell'ironia che hai messo sul mio labbro,
mite come la tua.
mite come la tua.
Quel sorriso m'ha salvato
da pianti e da dolori.
E non importa se ora ho
E non importa se ora ho
qualche lacrima per te,
per tutti quelli che come te
per tutti quelli che come te
aspettano, e non sanno che cosa.
Ah, gentile morte, non toccare
Ah, gentile morte, non toccare
l'orologio in cucina che batte sopra
il muro tutta la mia infanzia è
passata sullo smalto del suo quadrante,
su quei fiori dipinti: non toccare
su quei fiori dipinti: non toccare
le mani, il cuore dei vecchi.
Ma forse qualcuno risponde?
Ma forse qualcuno risponde?
O morte di pietà morte di pudore.
Addio, cara, addio, mia dolcissima mater.
Addio, cara, addio, mia dolcissima mater.
Salvatore Quasimodo
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