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mercoledì 6 agosto 2025

ITINERARI NAPOLETANI:CHIESA DELLA PIETA’ DEI TURCHINI E IL QUADRO DI MARIA CHE SCIOGLIE I NODI,

TRATTO DA STORIA E CURIOSITA'- „La chiesa della Pietà dei Turchini è una chiesa che si trova nel cuore della città, precisamente in via Medina. Nell’estate del 2018 il parroco don Simone Osanna espose al culto una tela che riproduceva la “Vergine Maria che scioglie i nodi”. Da quel giorno è stato il punto di riferimento per migliaia di fedeli provenienti da ogni parte della Campania da altre regioni, specialmente quando ha luogo il caratteristico “incendio dei nodi”, secondo un calendario prestabilito. I “nodi” simboleggiano, nell’iconografia della tela, le difficoltà da sciogliere e prendono forma nei fazzoletti di carta annodati e deposti in chiesa, sui quali i fedeli scrivono le loro preghiere. A differenza degli altri santuari, qui non ci sono ex voto per grazia ricevuta. TRATTO DA STORIA CHIESA DELLA PIETA'DEI TURCHINI La costruzione della chiesa della Pietà dei Turchini risale alla stessa epoca in cui fu edificato il conservatorio omonimo. Nel 1595 i lavori erano già stati ultimati in un’area tra l’altro piuttosto esigua. Sin da principio l’edificio sacro era composto solo dalla navata centrale, ai cui lati erano disposte le dieci cappelle che tuttora si vedono. Rispetto alla forma attuale, tuttavia, mancava del transetto e della cupola: per realizzarli e ampliare la chiesa, i governatori del conservatorio raccolsero un fondo con l’aiuto di generosi benefattori, tra i quali il noto mercante-banchiere olandese Gaspar Roomer. L’allungamento della chiesa comportò l’acquisto di tre appartamenti e di un terraneo che si trovavano nella strada di San Bartolomeo, a ridosso dell’abside originaria. Furono spesi 3280 ducati solo per la compravendita, alla quale seguirono nel 1633 i lavori di demolizione, per far spazio alle strutture murarie del transetto. I lavori terminarono nel 1639, sotto la guida di Felice di Marino. Le opere in ferro furono affidate a Diego Pacifico e Giovan Battista Vinaccia, mentre i vetri furono commissionati a Carlo Armenante. La cupola fu oggetto di molteplici interventi di restauro statico. Alcuni documenti attestano che nel 1674 mastro Giovan Jacopo di Marino, sotto la direzione del regio ingegnere Luise Naclerio, consolidò l’intera struttura. Nel 1688, poi, in seguito al tremendo terremoto che danneggiò molte fabbriche civili e religiose, fu posto un cerchio di ferro per imbrigliare la cupola. Importanti lavori di ristrutturazione dell’intero tempio si ebbero nel 1725 in seguito alle perizie degli ingegneri Filippo Marinelli, Giuseppe Stendardo e Cristoforo Sion, che avevano evidenziato la precarietà statica del sacro edificio. Le operestrutturali si protrassero a lungo, anche perchè nel 1723 un nuovo terremoto provocò gravi lesioni alla cupola, che fu riparata l’anno seguente. Nel 1739 fu assegnata al riggiolaro napoletano Donato Massa e al marmoraro Carlo Dellifranci la posa in opera del pavimento. Tra il 1769 e 1770, furono affidate all’ingegnere napoletano Bartolomeo Vecchione la progettazione e la direzione dei lavori per la realizzazione di un atrio innanzi alla chiesa, oggi scomparso, ma raffigurato nella pianta del duca Carafa di Noja (1775). Lo stesso Vecchione si occupò del rifacimento della facciata. All’interno, a destra dell’ingresso, è collocato il pulpito ligneo settecentesco, identificabile con quello progettato da Riccardo Du Chaliot.

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