ALL'ESTATE.
F. García Lorca
NOTTE D’ESTATE
L’acqua della fonte
suona il suo tamburo
d’argento.
Gli alberi
tèssono il vento
e i fiori lo tingono
di profumo.
Una ragnatela
immensa
fa della luna
una stella.
Estate: Meriggiare pallido e assorto
(di Eugenio Montale)
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la vecciapresso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare,
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Estate
C'è un giardino
chiaro, fra mura
basse,
di erba secca e di
luce, che cuoce
adagio
la sua terra. È una
luce che sa di mare.
Tu respiri quell'erba.
Tocchi i capelli
e ne scuoti il ricordo.
Ho veduto cadere
molti frutti, dolci,
su un'erba che so,
con un tonfo. Così
trasalisci tu pure
al sussulto del
sangue. Tu muovi
il capo
come intorno
accadesse un
prodigio d'aria
e il prodigio sei tu.
C'è un sapore uguale
nei tuoi occhi e
nel caldo ricordo.
Ascolti.
La parole che
ascolti ti toccano
appena.
Hai nel viso calmo
un pensiero chiaro
che ti finge alle
spalle la luce del mare.
Hai nel viso un
silenzio che preme
il cuore
con un tonfo, e
ne stilla una pena
antica
come il succo dei
frutti caduti allora.
cesare pavese
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-117012>
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