Lasciate ogne speranza, Voi ch' intrate...

Vi aspetta un viaggio nella Cultura, nella Filosofia, nella Poesia, nella Sociologia, nel Gossip......by Phil :-)































sabato 17 ottobre 2015

CANZONI DA LEGGERE COME POESIE.

Avvicinarsi a questi testi senza pensare alla musica, ma solo alle parole, può sembrare un esercizio mentale non semplice. Ma la mente non c’entra nulla, anzi vedrete così, finalmente riusciremo trovare un ulteriore senso poetico a parole che abbiamo sempre pensato come fossero un tutt’uno con le note. “La sedia di lillà” di Alberto Fortis Stava immobile nel letto con le gambe inesistenti e una piaga sulla bocca che seccava il suo sorriso mi parlava rassegnato con la lingua di chi spera di chi sa che e’ prenotato sulla Sedia di lillà Ogni volta che rideva si stracciavano le labbra e il sapore che ne usciva era di stagione amara le sue rughe di cemento lo solcavano di rosso prontamente diluito da una goccia molto chiara “penso troppo al mio futuro” mi diceva delirando “penso troppo al mio futuro, penso troppo e vivo male penso che fra pii di un anno cambieranno i miei progetti penso che fra pii di un anno avrò nuove verità tu non farmi questo errore vivi sempre nel momento cogli il giorno e tanto amore cogli i fiori di lillà” “Quanti amici hanno tradito” continuava innervosito “quanti amici hanno tradito per la causa dell’Amore” sono andato a casa sua sono andato con i fiori mi hanno detto che era uscito che era andato a passeggiare ma vedevo un’ombra appesa la vedevo dondolare l’ombra non voleva stare sulla sedia di lillà. “Rimini” di Fabrizio De Andrè Teresa ha gli occhi secchi guarda verso il mare per lei figlia di pirati penso che sia normale Teresa parla poco ha labbra screpolate mi indica un amore perso a Rimini d’estate. Lei dice bruciato in piazza dalla santa inquisizione forse perduto a Cuba nella rivoluzione o nel porto di New York nella caccia alle streghe oppure in nessun posto ma nessuno le crede. Coro: Rimini, Rimini E Colombo la chiama dalla sua portantina lei gli toglie le manette ai polsi gli rimbocca le lenzuola “Per un triste Re Cattolico – le dice - ho inventato un regno e lui lo ha macellato su di una croce di legno. E due errori ho commesso due errori di saggezza abortire l’America e poi guardarla con dolcezza ma voi che siete uomini sotto il vento e le vele non regalate terre promesse a chi non le mantiene “. Coro: Rimini, Rimini Ora Teresa è all’Harrys’ Bar guarda verso il mare per lei figlia di droghieri penso che sia normale porta una lametta al collo è vecchia di cent’anni di lei ho saputo poco ma sembra non inganni. “E un errore ho commesso – dice - un errore di saggezza abortire il figlio del bagnino e poi guardarlo con dolcezza ma voi che siete a Rimini tra i gelati e le bandiere non fate più scommesse sulla figlia del droghiere”. “Lugano addio” di Ivan Graziani Po, po, po… Le scarpe da tennis bianche e blu, seni pesanti e labbra rosse e la giacca a vento. Oh! Marta io ti ricordo il tuo sorriso e i tuoi capelli, fermi come il lago. “Lugano addio” cantavi, mentre la mano mi tenevi “Canta con me” tu mi dicevi ed io cantavo di un posto che non avevo visto mai. Tu, tu mi parlavi di frontiere di finanzieri e contrabbando mi scaldavo ai tuoi racconti “E mio padre sì” tu mi dicevi “quassù in montagna ha combattuto” Poi del mio mi domandavi. Ed io pensavo a casa mio padre fermo sulla spiaggia, le reti al sole i pescherecci in alto mare, conchiglie e stelle le bestemmie e il suo dolore. Oh, Marta io ti ricordo così il tuo sorriso e tuoi capelli, fermi come il lago. Po, po, po… “Lugano addio cantavi” mentre la mano mi tenevi “addio” cantavi e non per falsa ingenuità tu ci credevi e adesso anch’io che sono qua. Oh, Marta mia addio, ti ricordo così il tuo sorriso e tuoi capelli, fermi come il lago. Po, po, po…

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