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domenica 4 settembre 2016

24 agosto, terremoto «Tanto siamo ad Amatrice, cosa vuoi che succeda?»

apriamo il blog dopo le ferie con una notizia triste
anche questo fa parte della nostra vita.
una lettera tratta da "marieclaire"
Ricordo di un piccolo borgo d'Italia 
che non c'è più: che un
 bambino, ragazzo, 
uomo descrive 
alla perfezione.


Questo è il racconto di 
Davide Guerra su com'era
 Amatrice prima che la colpisse
 il terremoto del 24 agosto 
2016 «ho scritto il mio ricordo 
di Amatrice: l'ho fatto con un
 taglio mio, ma ovviamente
 non sono uno scrittore né
 un giornalista» "sono solo
 uno che è vissuto e ama tanto
 quei luoghi" verrebbe da
 aggiungere a questo ricordo
 di uno dei borghi d'Italia più
 segreti distrutto dalterremoto
 del Centro Italia
Dal piccolo delle sue 2.500
 anime, Amatrice è sempre stata
 ospitale con tutti: villeggianti,
 motociclisti di passaggio, 
chi arriva solo per mangiare
 un piatto di pasta fatto a
 regola d’arte e poi scappa
 via.
La conosco da sempre, da
 quando mio padre comprò
 una casa in una piccola 
frazione a una manciata 
di chilometri per passarci
 le vacanze estive. Nel 
nostro paesino, come nella
 maggior parte delle decine
 di frazioni, ci sono pochissimi
 residenti e spesso non
 c’è nemmeno un bar o un 
alimentari, quindi Amatrice
 è sempre stata punto di 
aggregazione per noi 
villeggianti per qualunque
 necessità.
Da bambino, quando
 eravamo in vacanza, 
andavo ad Amatrice con 
papà per fare colazione 
al nostro bar preferito, 
a prendere il giornale o
 a comprare la pizza con 
gli “sfrizzoli” da portare
 a mamma. Poi la sera tutti 
a giocare a nascondino fino
 a mezzanotte, tanto siamo 
ad Amatrice, cosa vuoi 
che succeda?
Ci andavo da adolescente 
con gli amici, sempre alla
 ricerca di qualche genitore 
paziente che ci accompagnasse
 in auto, altrimenti si facevano
 quei 6 chilometri a piedi, 
o in autobus, o in autostop.
 Poco importava, bisognava
 a tutti i costi raggiungere
 la “metropoli”. Si andava
 per conoscere qualche 
ragazza o per spendere la 
paghetta in sala giochi. In 
quegli anni ho stretto i 
rapporti con quello che
 ora è il mio migliore amico, 
ho vissuto i primi amori, 
ho perso intere giornate a
 passeggiare su Corso
 Umberto I, oppure seduto
 al Bar Ferretti con 
un’acqua minerale. Si 
cantavano i Queen
squarciagola per ricordare
 la recente dipartita di
 Freddie Mercury, senza
 alcuna vergogna. C’era
 un senso di libertà e di
 pace che per un ragazzo
 che vive al centro di Roma 

erano quasi innaturali.
 C’erano genitori tranquilli
 perché tanto siamo ad 
Amatrice, cosa vuoi 
che succeda?
Negli anni della maturità
 tornare lì diventava il 
sogno di un anno intero, 
quei due mesi erano pura
 libertà, quella libertà 
che solo la semplicità è 
in grado di dare. E allora 
via con le prime birre e 
le prime sigarette, i 
cornetti caldi a mezzanotte, 
le gite “clandestine” 
un po’ più lontano. Tanto
 siamo ad Amatrice, cosa
 vuoi che succeda?
Nel corso degli anni ho
 portato in quei luoghi
 tutte le persone per me 
importanti: non potevano
 non vedere il panorama 
dal Sacro Cuore, non 
mangiare i ravioli da
 Santino, non prendere 
una birra all’Excalibur 
o un aperitivo da Baccari. 
Come non andare tutti gli
 ultimi weekend di agosto 
alla sagra degli spaghetti, 
lamentarsi della pessima 
organizzazione ed esclamare 
bonariamente “Vabbè, 
so’ amatriciani”. Impossibile 
che una persona che mi 
volesse accanto nella vita
 non conoscesse questa
 parte importantissima di 
me. Io lì mi sento a casa e, 
anche se ormai ci vado 
pochi giorni all’anno, 
magari anche solo il tempo 
di un pranzo con gli amici 
di sempre, sono sempre i
 miei momenti preferiti. 
Una bella mangiata con 
qualche bel bicchiere di vino,
 tanto siamo ad Amatrice, 
cosa vuoi che succeda?
Quando qualcuno chiede 
“Ma che ci vai a fare ad 
Amatrice? Che c’è da vedere?”, 
sorrido perchè solo chi 
l’ha vissuta sa che nonostante
 la chiesa di S. Agostino e 
di S. Francesco, i fantastici 
Monti Della Laga che 
la circondano, la pasta e
 i prodotti locali, nonstante 
quello che tutti sono in grado
 di apprezzare in una bella 
località di montagna, Amatrice
 ha un’attrazione fatale per 
chi riesce a coglierne lo spirito.
Tanto siamo ad Amatrice,
 cosa vuoi che succeda?

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