"ELLE"
A un certo punto, mentre
crescevamo, abbiamo sentito
tutti parlare del famoso
Complesso di Edipo, un
concetto coniato dal filosofo
Sigmund Freud per spiegare
la maturazione del bambino
attraverso l'identificazione
col genitore del proprio sesso
e il desiderio nei confronti
del genitore del sesso opposto.
Senza addentrarsi troppo
nella filosofia freudiana,
le relazioni con i genitori
influiscono sulla nostra
vita adulta. Ed è un dato
analizzato e provato da diverse
teorie psicologiche.
Sebbene il rapporto con
entrambi i genitori sia
egualmente fondamentale
per la crescita e lo sviluppo,
il legame che noi donne
abbiamo con nostro padre è
di sicuro determinante per
la nostra vita di coppia.
Papà carismatico? Partner
carismatico. Papà introverso?
Partner introverso. Anche
se a ogni teoria corrisponde
l'eccezione, molti psicologi
sostengono che il rapporto
con il padre condiziona la
vita amorosa.
La psicoterapeuta Shirani
M. Pathak, specializzata
in relazioni al Relationships
Center of Silicon Valley, ha
spiegato questo concetto sul
magazine online Hello Giggles.
"Come esseri umani tendiamo
a imparare e fare nostri molti
degli atteggiamenti che
adottano i nostri genitori",
racconta la Pathak, "Avere
una madre e un padre che
dopo 30 anni stanno ancora
insieme, oppure dei genitori
divorziati, o ancora, che
stanno insieme ma hanno
da sempre un rapporto molto
litigioso, ha in ogni caso
un effetto su come noi,
in età adulta, viviamo
le relazioni con i partner".
Senza accorgercene,
ci ritroviamo a replicare
quelli che sono i comportamenti
che abbiamo visto tra i nostri
genitori: il loro modo di interagire,
di comunicare, l'idea
dell'amore, delmatrimonio,
della famiglia. Le portiamo
tutte dentro di noi, e anche
se inconsciamente, le
facciamo rivivere nella
nostra storia personale
con i compagni che ci scegliamo.
Se abbiamo un padre
particolarmente "problematico",
sensibile e riflessivo,
tenderemo a scegliere dei
partner altrettanto "problematici",
sensibili e riflessivi. In pratica,
usciamo con una versione
più giovane (e più bella)
di nostro padre? "Sì",
risponde la dottoressa Pathak,
"anche se ci sono le eccezioni,
la maggior parte di noi sceglie
dei partner che somigliano
caratterialmente al tipo di
padre che abbiamo avuto,
anche se non lo vediamo
consciamente o a volte
non lo vogliamo ammettere".
Queste caratteristiche
simili possono manifestarsi
in modi sottilmente diversi:
non necessariamente ogni
singolo aspetto caratteriale
di nostro padre rivive nel nostro
fidanzato. Possiamo avere
un papà molto aperto e
socievole, e un ragazzo o
marito più timido. "Non
è tutto perfettamente replicato
secondo uno schema preciso",
spiega la
psicologa. Ma guardando
un po' più a fondo potremo
notare che se abbiamo
un rapporto difficile,
burrascoso e altalenante
con nostro padre, il modo
di vivere la coppia sarà
altrettanto complicato,
litigioso, intenso.
Succede inoltre che, se
nella nostra storia familiare c'è
una separazione o un divorzio,
la nostra visione dell'amore e
della famiglia prenderà una
piega diversa rispetto a coloro
che sono cresciuti con due
genitori sposati. Non significa
che il futuro ci riservi le stesse
situazioni vissute dai genitori,
anzi, però può accadere che
quelle situazioni ci continuino
a spaventare e condizionare nel
vivere la nostra vita adulta.
Allo stesso tempo, se abbiamo
dei genitori molto uniti, può
accadere che nella nostra vita
siamo particolarmente disturbati
all'idea di stare da soli.
"Anche quando diventiamo
persone adulte, la nostra infanzia
vive dentro di noi e si manifesta
inevitabilmente attraverso
atteggiamenti inconsci che
abbiamo assimilato da piccoli.
Quando scegliamo un partner è
come se facessimo un rimpiazzo
del nostro genitore di sesso
opposto, anche se questo
non è affatto un atto consapevole.
Abbiamo avuto un padre poco presente?
Forse i nostri partner futuri
saranno uomini in carriera,
che mettono il lavoro al primo posto.
E lo stesso facciamo nel modo
di vivere le relazioni con i
partner. Abbiamo dei genitori
separati? Forse non crediamo
troppo nell'amore eterno",
dice la dottoressa in psicologia.
Anche lo psicoterapeuta inglese
John Bowlby aveva analizzato i
rapporti figlio-genitore e aveva
stilato la teoria dell'attaccamento,
secondo cui, appunto l'attaccamento
genitoriale che abbiamo nell'infanzia
si manifesta quando ci relazioniamo
con i partner della nostra vita,
condizionandoci nella scelta
e nei comportamenti.
Insomma, pare proprio che
in psicologia e filosofia,
due materie che attingono
l'una dall'altra, questo sia un
tema che continua a ricorrere
nel tempo. Ci sarà un motivo?
Che ci piaccia o no, il fenomeno
della scelta del partner
condizionata dal tipo
di genitori che abbiamo
sembra accadere nella vita di
(quasi) tutte noi – e tutti noi,
uomini compresi nel rapporto
con le madri.
Il consiglio che da la psicologa
Shirani Pathak è quello di "non
temere di provare il percorso
terapeutico. Indagare dentro se stessi
è un duro lavoro che spesso è
difficile da fare avendo uno
sguardo coinvolto in prima persona.
E anche senza ricorrere a degli
incontri con uno psicologo, fa
bene soffermarsi adapprofondire
e analizzare il rapporto con
i propri genitori, cercando di
capire cosa ci è rimasto e
ci fa stare male e perché.
L'atteggiamento giusto è quello
di cercare di non mantenersi legati
per sempre a quell'idea di rapporto,
ma piuttosto farcene una
che sia solo e unicamente nostra".
Nessun commento:
Posta un commento