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sabato 16 settembre 2017

Cerchi un nuovo lavoro? 20 segreti per farti pescare sui social dai selezionatori del personale

ARTICOLO TRATTO DA
   ELLE


Essere poco visibili su Internet,
 prendere alla leggera Linkedin,
 fare la splendida su Facebook o 
inseguire eccessivamente i followers 
su Instagram può costare caro, 
costare un posto di lavoro, costare
 una carriera. Al contrario, fare
 brillantemente networking in rete 
e usare con furbizia i social può 
portare molto lontano. Ne parliamo
con Silvia Zanella, autrice con Anna
 Martini di Social Essere poco visibili 
su Internet, prendere alla leggera 
Linkedin, fare la splendida su 
Facebook o inseguire eccessivamente
 i followers su Instagram può costare 
caro, costare un posto di lavoro,
costare una carriera. Al contrario, 
fare brillantemente networking in 
rete e usare con furbizia i social 
può portare molto lontano. Ne 
parliamo con Silvia Zanella, 
autrice con Anna Martini di Social
 Recruiter (Franco Angeli), un libro
che racconta le nuove frontiere
 digitali della selezione del personale. 


Perché ormai anche nel lavoro
 tutto è social, recruiter compresi.
1.Qual è il social che 
voi recruiter visionate di più?
«Certamente Facebook, perché 
è quello che ha più iscritti e 
quello con la permanenza più alta».
2.Dunque Facebook batte
 per paradosso Linkedin, 
la piattaforma professionale
 per eccellenza?
«Diciamo che Linkedin è la 
piattaforma che in assoluto noi 
preferiamo sul piano delle selezione 
tecnica. Facebook è perfetta per 
fare il controllo della reputazione
 in rete dei candidati, per capire la
 loro personalità e il valore del loro
 "brand" on line».
3.Ci dica tre cose che controllate
su Facebook di un possibile 
candidato.
«Ad esempio, su quali pagine 
ha messo i like, quali pagine 
aziendali segue, che interessi 
mostra di avere…».
4. Ora ci dia una dritta per 
creare un profilo Linkedin 
a prova di recruiter.
«Non completate i campi 
superficialmente, fermandovi a
 quelli basici. Quanti ne troviamo
 privi di sommario! Eppure per noi
 selezionatori, quando il sommario 
c'è ed è fatto con intelligenza, è un 
gancio formidabile. Per ogni posizione
 che si è ricoperta bisognerebbe poi 
elaborare un racconto forte ed 
esaustivo, capace di fare entrare 
il selezionatore in quell'esperienza: 
mettete il numero di collaboratori 
gestiti e il budget, le esatte mansioni, 
i risultati raggiunti… Insomma, 
chiunque abbia un profilo su 
Internet lo dovrebbe percepire
 come un pitch, un'opportunità
 di originale espressione di sé».

5.Tutte le aziende richiedono 
informazioni on line sui 
candidati o lo fanno solo 
e più innovative e le multinazionali?
«Lo fanno sicuramente le 
multinazionali e le grandi 
aziende, ma lo fanno anche 
quelle di piccolissime dimensioni,
le startup, ad esempio, che sono
 alla ricerca di professionisti dalle
 caratteristiche ultramirate. 
Comunque noi selezionatori,
indipendentemente dal fatto di 
avere o meno mandato di cercare 
un candidato, monitoriamo 
costantemente il web alla ricerca
 di persone interessanti».
6.Sta dicendo che monitorate 
anche i profili social di chi 
un lavoro già ce l'ha e non ne
sta cercando un altro? E quindi 
che potenzialmente tutti siamo 
sempre sotto l'occhio di un recruiter?
«Sì, è così. Peraltro quelli che 
non stanno cercando attivamente 
un nuovo lavoro, ovvero i
 "candidati passivi", sono per 
noi i più interessanti».
7.Ma quanto influiscono 
davvero i social nella scelta
 di un candidato? Rigiro la 
domanda: cosa tra le attività 
social di un candidato 
Scoraggia un'azienda 
dall'assumerlo?
«Tra i motivi più comuni 
c'è la presenza di informazioni 
sui social che contraddicono il
 cv, una valutazione negativa 
della personalità social, la 
pubblicazione di immagini inopportune…».
8.E il fatto di esprimere 
opinioni con un preciso 
orientamento politico?
«Alle aziende non interessa.
 Altra cosa dall'esprimere opinioni 
politiche, naturalmente, è
 pubblicare frasi oscene, discriminatorie, 
razziste, e queste possono costare 
molto caro: le aziende non hanno 
nessuna voglia di assumere uno 
dall'offesa facile, per cui un
 professionista può contare anche
 su un cv altissimo, ma se ha una 
pessima reputazione social la
 sua strada finisce lì. Bisogna che
 tutti ci mettiamo in mente che
 ciò che facciamo on line prima o
 poi entrerà sotto la lente di un 
recruiter! Del resto, anche gli stessi
candidati utilizzano il web per farsi 
un'idea dell'azienda in cui potrebbero 
andare a lavorare, e a volte capita 
che sia proprio l'attività social
dell'azienda e la sua reputazione 
on line a fare sì che loro vi rinuncino».
9.Instagram pesa? E in quali casi?
«Per noi è fondamentale se
 cerchiamo professionalità con 
attinenza al visual e va da sé che
 chi lavora con l'immagine deve 
dare al proprio Instagram anche 
una valenza professionale. Diciamo 
che, in genere, per noi selezionatori 
trovare punti di vista originali,
 immagini non viste altrove, 
trattazioni inedite contribuisce 
ad avere degli autori un'impressione 
più positiva. Invece il fatto che
 una persona abbia una moltitudine 
di follower o meno può non essere 
rilevante».
10.In realtà vivere i social 
anche come una vetrina 
professionale è piuttosto 
impegnativo. Vie d'uscita 
non sono consentite?
«Certamente sì: una persona
 può decidere che su alcuni social
 vuole avere un'attitudine neutra, 
e non sarà penalizzata per questo.
 Faccio il mio caso: io, che punto
 ad avere un'identità digitale 
professionale molto curata, su
 Instagram, invece, pubblico foto
 di mare. Ma la premessa è chiara,
 la mia attitudine neutra su 
questo social network è
 piuttosto dichiarata».
11.Cercando che cosa 
esaminate un account Twitter?
«Per verificare se c'è coerenza 
tra quanto dichiarato sul cv e
 il comportamento sociale. 
Esempio: se sto cercando chi 
segua la comunicazione per 
un'associazione ambientalista,
andrò a verificare su Twitter 
che non si dedichi alla caccia! 
Insomma, che esprima commenti 
assolutamente coerenti con
 quella posizione».
12. Può capitare di essere
 contattati via social da un 
recruiter per un colloquio
 di lavoro?
«Capita, certamente. 
In genere lo facciamo con 
un messaggio privato su 
Linkedin».
13. Qual è la prima cosa 
della giornata che fa un 
ocial recruiter come lei?
«Tra le prime cose che faccio
 verifico i trending topic del momento.
 E se ce n'è uno che riguarda il mondo 
del lavoro, intervengo e commento. 
Io stessa a volte ne lancio: anche 
noi recruiter abbiamo una rete, 
siamo seguiti, facciamo personal branding di noi stessi».
14.Questo molti non lo sanno: 
sta dicendo che per chiunque
 non voglia stare a vita nella
 stessa azienda può essere 
vantaggioso mettersi a seguire 
i selezionatori del personale?
«Certamente, lo può essere».
15.E contattare un
 selezionatore su Linkedin?
«Va benissimo. Un consiglio a 
proposito: quando chiedete la 
connessione su LinkedIn, specialmente
 a un recruiter ma non solo, 
aggiungete un messaggio
 personalizzato. Specificate in 
due righe chi siete e perché
 vi state rivolgendo proprio a lui.
 Non si tratta solo di buona
 educazione, ma anche di
 dimostrare di saper utilizzare 
lo strumento efficacemente e di
 darvi una chance in più per
 farvi ricordare».
16. Ci dica l'errore più
 brutto e più diffuso che
 facciamo sui social network.
«Ce n'è uno che è una lacuna
 immensa: non avere sempre la 
consapevolezza che qualunqu
 cosa si faccia sui social network,
si sta comunicando con il mondo
 intero. Perciò la prima 
considerazione da fare è che
 la propria identità digitale 
va assolutamente e sempre 
gestita. Sapendo che anche non 
avere un profilo Linkedin è,
a suo modo, un modo di comunicare se stessi».
17.Qualcuno commette
 questo errore più di altri?
«I più giovani, paradossalmente, 
che vivono quasi come un affronto
 liberticida il fatto che si possa 
esaminare la loro bacheca
Facebook per fare delle valutazioni. 
Ciò, nonostante abbiano a 
disposizione filtri per discernere 
i contenuti visibili da quelli che 
non si vuole lo siano».
18.Consigli finali: ci suggerisce
 una cosa da fare on line tutti 
i giorni se stiamo cercando 
un nuovo lavoro?
«Scegliete massimo 10 pagine
 delle società di selezione o delle 
aziende presso cui vorreste andare 
a lavorare e ogni giorno controllate 
i loro aggiornamenti. Nel giro 
di qualche minuto vi farete 
un'idea delle posizioni aperte 
e dell'aria che tira nel mercato».
19.E una cosa da fare una 
volta a settimana?
«Scrivete su Linkedin un post
 di natura professionale. Che
 sia utile a voi per posizionarvi 
come esperti del settore e a chi vi
 legge per scoprire qualcosa che
 non sa. Se non ve la sentite di
 scrivere un post, partecipate a 
una discussione già presente e su
 cui pensate di poter offrire un 
contributo rilevante».
20.Infine, una cosa cruciale 
da fare almeno una volta al 
mese.

«Un esercizio che porta via dieci minuti,
ma che si rivelerà essenziale. Cercate
 il vostro nome e cognome su Google
 e vedete cosa salta fuori. Mese dopo 
mese, se lavorerete sulla vostra presenza 
online, la vostra immagine migliorerà
 nettamente. E sarà più facile che un 
recruiter chiami proprio voi».


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