"ELLE"
Uomini e donne sembrano avere
idee differenti. Secondo uno
studio inglese citato dal Daily Mail
la quasi totalità delle donne (91 per cento)
ritiene il bacio un tradimento completo.
Per gli uomini no, tradimento è un'altra
cosa. Se non succede "quello",
tecnicamente l'infedeltà non è
consumata. Via libera dunque a
tutta una serie di schermaglie
intermedie da praticare a cuor leggero.
Poco importa se, in caso di separazione,
il tradimento virtuale può anche pesare.
È la percezione che si ha che conta.
«Chi ha una relazione soprattutto
telefonica pensa di non tradire davvero.
Si sente tranquillo, più al riparo dai
sensi di colpa», spiega Roberta Rossi,
sessuologa. «Questo ci dice che il
contatto fisico ha ancora una grande
importanza, e ciò è in parte positivo.
Il fatto è che il telefono funziona come
una sorta di cuscinetto, avvicina molto
e nello stesso tempo mette una distanza.
Non c'è l'altro direttamente di fronte.
L'intimità è virtuale, dunque hai –
o pensi di avere – meno conseguenze».
Quindi è più facile tradire?
«In un certo senso sì. È più facile
aprire un canale, anche per persone
che non hanno mai tradito e che
mai si sarebbero sognate di farlo.
La dimen- sione virtuale "libera"
molti insospettabili, persone che
sarebbero riluttanti a esporsi
altrimenti». Poi c'è il fatto che è
comodo. «Esatto», continua Rossi,
«si risparmiano tempo ed energie,
non ci sono incombenze. C'è anche
un altro punto. Molte storie occasionali,
che un tempo sarebbero durate lo
spazio di una notte, vanno invece
avanti. Il filo non si spezza, anche
con grandi distanze e anche se non
ci si vedrà che molto raramente, o
mai più». Se si calcola che la gran
parte delle infedeltà viene scoperta
proprio via cellulare, i conti non
tornano più. Per cancellare le prove
delle relazioni clandestine, virtuali
o reali che siano, c'è per esempio
Telegram Messenger, un'App che
permette di chattare nella massima
privacy: si può, tra le altre cose,
predisporre l'autodistruzione di
messaggi, foto, video e qualunque
altro contenuto. I più scaltri la
usano già (40 per cento, secondo
Gleeden) ma molti – distratti o
romantici – non cancellano un
bel niente, e finiscono nei guai.
Lo smartphone è la nostra
scatola nera: non dovremmo
andare a rovistare in quella del
partner. «Ogni telefono cellulare
è una storia privata che completa
ma non risolve l'immagine e la
conoscenza che abbiamo della
persona amata. Per accedere alle
regole della comunicazione che
governano uno strumento sofisticato
come lo smartphone dovremmo
possedere campi semantici comuni,
cioè scrivere con parole il cui
significato sia lo stesso per tutti.
Lo stesso ragionamento vale per le
immagini. Questa diversità di
sguardo e linguaggio costituisce
la nostra parte segreta, spesso
e dei limiti che stanno nel
reciproco e concordato rispetto»,
osserva Elisabetta Bucciarelli,
scrittrice. «Nelle relazioni
sentimentali», continua, «gli
smartphone sono diventati
l'illusione della nostra pre- senza.
Il cellulare è un'espansione della
nostra memoria, contiene frammenti
di sogno, pensiero, visioni e
aspirazioni. È il nostro modo
di osservare il mondo. Dalle
chat alle App utilizzate, dai
social a cui partecipiamo,
per arrivare al dettaglio dei
profili seguiti, che spesso danno
informazioni interessanti sull
e nostre preferenze più intime».
L'autrice di Chi ha bisogno
di te (ed. Skira) – un romanzo
che parte dai misteriosi messaggi
ricevuti da Meri, la protagonista –
spiega: «Sono biglietti scritti a
mano e dalle parole, dal tratto,
dal colore della penna e dalla
forma delle lettere prova a capire
chi possa essere l'ignoto mittente.
Quando dalla carta si passa ai
messaggi sullo smartphone, la
prima sensazione è di avvicinamento,
ma è solo illusoria, tanto che Meri
ritorna a scrivere biglietti. C'è una
fatica nello scrivere a mano e nel
recapitare il messaggio che prevede
un rituale, un tempo di attesa e un
mistero da svelare. Non è così con
gli sms e le
chat, che stringono
apparentemente il l
egame, ma lo distruggono
con altrettanta velocità.
Al tempo stesso amplificano
le aspettative, perché la loro
immediatezza sembra eliminare
l'imbarazzo e la vergogna. Il
rischio maggiore di questi
rapporti virtuali è proprio questo
surplus di aspettative».
Insomma, la schermaglia
virtuale è una dinamica vecchia
come il mondo, e sui carteggi
degli amanti la letteratura ha
da sempre prosperato. È il
mezzo che è differente. «La
virtualità permette di
sperimentare avvicinamenti e
distanze diverse, tiene al riparo
dai rischi della vita e soprattutto
costruisce legami proiettivi che
possono talvolta essere fondamentali
per la sopravvivenza. Sono convinta
che lo schermo del telefonino
ci permetta di trasformarci da
esseri umani a protagonisti di molte
fiction, con la possibilità di giocare
ruoli differenti, che nella vita
vera non saremmo capaci di agire»,
continua Bucciarelli. Un surrogato
della vita vera?«Non credo. Non
penso ci si accontenti perché non si
può chiedere di più, penso piuttosto
che stia nascendo un modo differente
di stare in coppia, o in più relazioni
contemporaneamente. Forse sarebbe
ora di rendersi conto che il mezzo
non è solo messaggio, ma è anche
capace di formare un nuovo tipo di
relazione amorosa».
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