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sabato 4 novembre 2017

"Chi ha una relazione telefonica virtuale pensa di non tradire davvero»: come interpretare il sexting?

ARTICOLO TRATTO DA
      "ELLE"

Uomini e donne sembrano avere
 idee differenti. Secondo uno 
studio inglese citato dal Daily Mail 
la quasi totalità delle donne (91 per cento)
 ritiene il bacio un tradimento completo. 
Per gli uomini no, tradimento è un'altra 
cosa. Se non succede "quello", 
tecnicamente l'infedeltà non è 
consumata. Via libera dunque a 
tutta una serie di schermaglie 
intermedie da praticare a cuor leggero.
 Poco importa se, in caso di separazione,
 il tradimento virtuale può anche pesare.
 È la percezione che si ha che conta. 
«Chi ha una relazione soprattutto
 telefonica pensa di non tradire davvero.
Si sente tranquillo, più al riparo dai 
sensi di colpa», spiega Roberta Rossi, 
sessuologa. «Questo ci dice che il 
contatto fisico ha ancora una grande
 importanza, e ciò è in parte positivo.
Il fatto è che il telefono funziona come
 una sorta di cuscinetto, avvicina molto
 e nello stesso tempo mette una distanza. 
Non c'è l'altro direttamente di fronte. 
L'intimità è virtuale, dunque hai –
 o pensi di avere – meno conseguenze».
Quindi è più facile tradire? 
«In un certo senso sì. È più facile 
aprire un canale, anche per persone
 che non hanno mai tradito e che 
mai si sarebbero sognate di farlo.
 La dimen- sione virtuale "libera" 
molti insospettabili, persone che 
sarebbero riluttanti a esporsi 
altrimenti». Poi c'è il fatto che è 
comodo. «Esatto», continua Rossi, 
«si risparmiano tempo ed energie, 
non ci sono incombenze. C'è anche
 un altro punto. Molte storie occasionali, 
che un tempo sarebbero durate lo 
spazio di una notte, vanno invece 
avanti. Il filo non si spezza, anche 
con grandi distanze e anche se non
 ci si vedrà che molto raramente, o
 mai più». Se si calcola che la gran 
parte delle infedeltà viene scoperta 
proprio via cellulare, i conti non 
tornano più. Per cancellare le prove 
delle relazioni clandestine, virtuali 
o reali che siano, c'è per esempio
Telegram Messenger, un'App che
permette di chattare nella massima
 privacy: si può, tra le altre cose, 
predisporre l'autodistruzione di 
messaggi, foto, video e qualunque 
altro contenuto. I più scaltri la 
usano già (40 per cento, secondo 
Gleeden) ma molti – distratti o
 romantici – non cancellano un 
bel niente, e finiscono nei guai.
Lo smartphone è la nostra

 scatola nera: non dovremmo 
andare a rovistare in quella del 
partner. «Ogni telefono cellulare
 è una storia privata che completa
 ma non risolve l'immagine e la 
conoscenza che abbiamo della
 persona amata. Per accedere alle
 regole della comunicazione che 
governano uno strumento sofisticato
 come lo smartphone dovremmo 
possedere campi semantici comuni,
 cioè scrivere con parole il cui
 significato sia lo stesso per tutti. 
Lo stesso ragionamento vale per le
 immagini. Questa diversità di 
sguardo e linguaggio costituisce
 la nostra parte segreta, spesso 
e dei limiti che stanno nel 
reciproco e concordato rispetto», 
osserva Elisabetta Bucciarelli, 
scrittrice. «Nelle relazioni 
sentimentali», continua, «gli 
smartphone sono diventati 
l'illusione della nostra pre- senza. 
Il cellulare è un'espansione della 
nostra memoria, contiene frammenti
di sogno, pensiero, visioni e 
aspirazioni. È il nostro modo 
di osservare il mondo. Dalle
 chat alle App utilizzate, dai 
social a cui partecipiamo, 
per arrivare al dettaglio dei 
profili seguiti, che spesso danno 
informazioni interessanti sull
e nostre preferenze più intime».
L'autrice di Chi ha bisogno
 di te (ed. Skira) – un romanzo 
che parte dai misteriosi messaggi 
ricevuti da Meri, la protagonista –
 spiega: «Sono biglietti scritti a 
mano e dalle parole, dal tratto, 
dal colore della penna e dalla
 forma delle lettere prova a capire 
chi possa essere l'ignoto mittente. 
Quando dalla carta si passa ai
 messaggi sullo smartphone, la
 prima sensazione è di avvicinamento, 
ma è solo illusoria, tanto che Meri 
ritorna a scrivere biglietti. C'è una
 fatica nello scrivere a mano e nel
recapitare il messaggio che prevede 
un rituale, un tempo di attesa e un 
mistero da svelare. Non è così con
 gli sms e le 
chat, che stringono
 apparentemente il l
egame, ma lo distruggono
 con altrettanta velocità. 
Al tempo stesso amplificano
 le aspettative, perché la loro
 immediatezza sembra eliminare 
l'imbarazzo e la vergogna. Il 
rischio maggiore di questi 
rapporti virtuali è proprio questo 
surplus di aspettative».
Insomma, la schermaglia
 virtuale è una dinamica vecchia
come il mondo, e sui carteggi 
degli amanti la letteratura ha 
da sempre prosperato. È il 
mezzo che è differente. «La
 virtualità permette di 
sperimentare avvicinamenti e
 distanze diverse, tiene al riparo
 dai rischi della vita e soprattutto
 costruisce legami proiettivi che
 possono talvolta essere fondamentali 
per la sopravvivenza. Sono convinta 
che lo schermo del telefonino 
ci permetta di trasformarci da 
esseri umani a protagonisti di molte 
fiction, con la possibilità di giocare 
ruoli differenti, che nella vita
vera non saremmo capaci di agire», 
continua Bucciarelli. Un surrogato
 della vita vera?«Non credo. Non
 penso ci si accontenti perché non si 
può chiedere di più, penso piuttosto 
che stia nascendo un modo differente 
di stare in coppia, o in più relazioni
contemporaneamente. Forse sarebbe
 ora di rendersi conto che il mezzo 
non è solo messaggio, ma è anche
 capace di formare un nuovo tipo di 
relazione amorosa».

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