Panta rei, tutto scorre.
Pare fosse il pensiero del
filosofo greco Eraclito riguardo
al tema del divenire
(anche se mai veramente
confermato). Anche a noi,
senza essere filosofi, quante
volte è capitato di non lasciarsi
andare, di dover controllare
le nostre emozioni, di dover
essere troppo razionali? Può
essere considerato una sorta di
“peccato” a livello del sub
inconscio, e non solo, e in
alcune situazioni. Nella società
di oggi dobbiamo sempre
mantenere il controllo delle
nostre azioni, dei nostri
sentimenti, di ciò che facciamo
quotidianamente. Questo
finisce per tarpare le ali,
non solo alla nostra fantasia,
ma anche alla stessa gioia
di vivere che è fatta di quelle
piccole pazzie che si
compiono anche e
soprattutto quando ci
lasciamo andare al piacere,
alle emozioni. Quando
viviamo senza paura,
insomma.
La base per lasciarsi
andare in psicologia è
il rilassamento. Può sembrare
un controsenso ma una mente
rilassata riesce a spaziare,
prima di agire, come nessuna
mente oppressa riesce a fare.
Oggi siamo portati a pensare
che debba essere tutto
programmato, pianificato.
Si finisce con il vivere male
qualsiasi attesa, sul lavoro
come nella vita di relazione.
Ricordate la frase del filosofo
Gotthold Ephraim Lessing,
usata per un famoso spot:
«L’attesa del piacere è essa
stessa il piacere»? Se invece
si riuscisse a non vivere con
angoscia l’attesa di un qualcosa
che deve venire, il lasciarsi
andare allo scandire del tempo
e degli eventi, non ci potrebbe
che fare bene, facendoci vivere
bene sia l’attesa che il piacere.
La difficoltà a lasciarsiandare si ha spesso nelle
relazioni, quelle interpersonali.
Specie in amore. È una delle
cause del fallimento prima di
nascere di tante storie. Spesso
ci si accusa l’un l’altra di non
lasciarsi andare. Come fosse
un impedimento, un freno a
mano che opprime le passioni
e i sentimenti. Di qualsiasi natura
esso sia, tante persone ammettono
di non riuscire più a lasciarsi
andare all'innamoramento. Come
se l'amore facesse paura. Un po’
perché si ha paura di soffrire, un
po’, un po’ perché si ha paura di
cambiare vita, di non essere sempre
corrisposti e capiti. Come in un certo
senso il dilemma che sottende il romanzo
Lasciarsi andare
(o Lasciar andare) del premio
Pulitzer Philip Roth in cui due
dei protagonisti, Paul e Libby, il
primo ebreo, la seconda cattolica,
vivono la loro storia d’amore come
minata dalla differenza di religione,
soprattutto per colpa delle rispettive
famiglie, un eterno conflitto tra il
desiderio di lasciarsi andare appunto
e le convenzioni sociali e famigliari.
Amare significa essere pronti a lasciare
andare, perché in fondo lasciare andare
è la migliore dimostrazione di amore.
Ancor più delicato si fa il discorso
quando si entra nella sfera sessuale.
Molte crisi all’interno delle coppie
affondano le radici a letto. Per
raggiungere il piacere non
bisogna solo conoscere il proprio
corpo, per prima cosa è fondamentale
lasciarsi andare. Non sempre,
non in tutte le coppie, questo
succede, un po’ per tabu, un po’
per uno strano paradosso di
sembrare troppo disinibiti agli
occhi del partner. Allargando il
concetto, lasciare andare significa
anche, lasciar passare. Non è facile,
è vero, rinunciare a qualcosa, a porci
delle domande sulle cose, sulle
persone, anche sulle idee. Ma spesso
dobbiamo anche lasciare che
alcune idee sfumino, se vogliamo
raggiungere la felicità. Dovremmo
imparare a a lasciare andare situazioni o
persone che non migliorano la qualità
della nostra vita. Anche correndo
il rischio, in una società individualistica,
di restare soli, isolati.
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