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sabato 2 giugno 2018

Lasciarsi andare è la strategia di sopravvivenza più DOLCE che ci sia A volte mollare gli ormeggi, lasciare che i sentimenti fluiscano liberi e sinceri può rappresentare un momento emozionale dagli effetti preziosi

articolo tratto da MARIE CLAIRE

Panta rei, tutto scorre. 
Pare fosse il pensiero del 
filosofo greco Eraclito riguardo
 al tema del divenire
 (anche se mai veramente
 confermato). Anche a noi,
 senza essere filosofi, quante 
volte è capitato di non lasciarsi 
andare, di dover controllare
 le nostre emozioni, di dover
 essere troppo razionali? Può 
essere considerato una sorta di
 “peccato” a livello del sub 
inconscio, e non solo, e in
 alcune situazioni. Nella società 
di oggi dobbiamo sempre 
mantenere il controllo delle
 nostre azioni, dei nostri
 sentimenti, di ciò che facciamo 
quotidianamente. Questo
 finisce per tarpare le ali,
 non solo alla nostra fantasia, 
ma anche alla stessa gioia 
di vivere che è fatta di quelle 
piccole pazzie che si 
compiono anche e 
soprattutto quando ci
 lasciamo andare al piacere, 
alle emozioni. Quando
 viviamo senza paura, 
insomma.
La base per lasciarsi 
andare in psicologia è
 il rilassamento. Può sembrare
 un controsenso ma una mente 
rilassata riesce a spaziare,
 prima di agire, come nessuna
 mente oppressa riesce a fare.
 Oggi siamo portati a pensare 
che debba essere tutto 
programmato, pianificato. 
Si finisce con il vivere male
 qualsiasi attesa, sul lavoro
 come nella vita di relazione. 
Ricordate la frase del filosofo 
Gotthold Ephraim Lessing, 
usata per un famoso spot:
 «L’attesa del piacere è essa
 stessa il piacere»? Se invece 
si riuscisse a non vivere con
 angoscia l’attesa di un qualcosa
 che deve venire, il lasciarsi
 andare allo scandire del tempo
 e degli eventi, non ci potrebbe 
che fare bene, facendoci vivere
 bene sia l’attesa che il piacere.
La difficoltà a lasciarsi
 andare si ha spesso nelle
 relazioni, quelle interpersonali.
 Specie in amore. È una delle 
cause del fallimento prima di
 nascere di tante storie. Spesso
 ci si accusa l’un l’altra di non
 lasciarsi andare. Come fosse 
un impedimento, un freno a
 mano che opprime le passioni
 e i sentimenti. Di qualsiasi natura
 esso sia, tante persone ammettono
 di non riuscire più a lasciarsi
 andare all'innamoramento. Come 
se l'amore facesse paura. Un po’
 perché si ha paura di soffrire, un
 po’, un po’ perché si ha paura di
 cambiare vita, di non essere sempre
 corrisposti e capiti. Come in un certo
 senso il dilemma che sottende il romanzo
 Lasciarsi andare
 (o Lasciar andare) del premio
 Pulitzer Philip Roth in cui due
 dei protagonisti, Paul e Libby, il 
primo ebreo, la seconda cattolica, 
vivono la loro storia d’amore come
 minata dalla differenza di religione,
 soprattutto per colpa delle rispettive 
famiglie, un eterno conflitto tra il 
desiderio di lasciarsi andare appunto
 e le convenzioni sociali e famigliari. 
Amare significa essere pronti a lasciare
 andare, perché in fondo lasciare andare
 è la migliore dimostrazione di amore. 
Ancor più delicato si fa il discorso
 quando si entra nella sfera sessuale.
 Molte crisi all’interno delle coppie 
affondano le radici a letto. Per 
raggiungere il piacere non
 bisogna solo conoscere il proprio
 corpo, per prima cosa è fondamentale 
lasciarsi andare. Non sempre,
 non in tutte le coppie, questo 
succede, un po’ per tabu, un po’
 per uno strano paradosso di 
sembrare troppo disinibiti agli 
occhi del partner. Allargando il 
concetto, lasciare andare significa
 anche, lasciar passare. Non è facile, 
è vero, rinunciare a qualcosa, a porci 
delle domande sulle cose, sulle 
persone, anche sulle idee. Ma spesso
 dobbiamo anche lasciare che
 alcune idee sfumino, se vogliamo
 raggiungere la felicità. Dovremmo 
imparare a a lasciare andare situazioni o 
persone che non migliorano la qualità 
della nostra vita. Anche correndo
 il rischio, in una società individualistica, 
di restare soli, isolati.

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