Lasciate ogne speranza, Voi ch' intrate...
Vi aspetta un viaggio nella Cultura, nella Filosofia, nella Poesia, nella Sociologia, nel Gossip......by Phil :-)
venerdì 11 dicembre 2020
SERIAL KILLER:ROBERT THOMPSON E JON VENABLES, I DUE BABY KILLER DI BOOTLE.
TRATTO DA IL PARANORMALE.COM
Al di là delle norme giuridiche che,
quando vengono applicate, fanno riferimento
a casi generali e non sempre reali, mi
sono sempre chiesto qual è il limite
per un criminale per essere giudicato
“incapace di intendere e di volere”, ma
ancora di più mi chiedo parchè oggi
degli omicidi vengano puniti in maniera
così superficiale a causa di
“cavilli giuridici”, a causa di
prove non ottenute non in maniera
“legale”, a causa di “precedenti simili”,
ecc.
In questo articolo entro in un
argomento spinoso e controverso:
due ragazzini hanno rapito, ucciso
e fatto scempio di un bambino, alla
fine ammettendo il loro crimine con
una leggerezza perfino disarmante.
Quale può essere la pena per un crimine
del genere? Conta il fatto che avevano
solo 10 anni? Erano davvero incapaci
di intendere e volere?
I due baby killer si chiamano Robert
Thompson e Jon Venables, mentre la
vittima James Bulger. Cominciamo dalle
“attenuanti”, o meglio da quegli aspetti
che ad alcuni sembrano far ricadere la
colpa dell’atto su altre cose, come la
loro vita disagiata (personalmente non
credo siano attenuanti, ma lasciamo
perdere). Le indagini svolte sulle
famiglie dei due bambini portarono
alla luce che Thompson è figlio di
un’alcolista e si sospettò fortemente
che sia il padre che il fratello
avessero abusato di lui; Venables
invece è figlio di genitori divorziati,
entrambi affetti da depressione e i
loro comportamenti avevano pesantemente
influenzato la vita dei fratelli che
studiavano in una scuola speciale per
ragazzi con problemi psicologici.
Jon però era quello creduto sano ed
educato, anche se a scuola aveva causato
più di un problema: inizialmente vittima
di bullismo da aprte degli scolari più
grandi, quando conobbe Thompson a scuola
dopo che entrambi erano stati bocciati
si era trasformato lui stesso in un bullo,
affrontando però sempre bambini più piccoli
di lui e sempre in presenza dell’amichetto.
Aggiungo anche le attenuanti per le famiglie.
A scuola i due ragazzini erano soliti
combinare diversi guai e i genitori
vennero richiamati molte volte per la
condotta dei loro figli. Nonostante i
genitori dissero di aver tentato
un’educazione più rigida nessuno di
loro era a conoscenza che da mesi i
due bambini marinassero la scuola per
gironzolare per la città di Liverpool.
Le due famiglie iniziarono anche ad
accusarsi a vicenda e i Venables
affermarono di proibito al figlio
di rivedere Thompson e che lo aveva
messo in castigo nella sua camera per
lungo tempo.
Veniamo ai fatti. In realtà per
sapere i nomi degli assassini dovremmo
iniziare dalla fine del processo perché
fino a che non venne emessa la sentenza
il giudice e gli avvocati li
identificarono semplicemente
come“Bambino A” (Thompson) e
“Bambino B” (Venables); io però
come al solito uso la sequenza
cronologica consueta e parto da
quel terribile 12 febbraio del 1993.
Quella mattina presso il centro
commerciale New Strand di Bootle c’era
Denise e suo figlia James, che il
mese successivo avrebbe compiuto 3
anni. C’erano le telecamere di
sicurezza e anche grazie a loro si
fece luce sull’accaduto; ad ogni
modo alle 15.39 Denise entrò nella
macelleria e James, attirato dai
giochi del centro commerciale e dagli
altri bambini che giocavano all’entrata,
rimase indietro e si fermò sulla porta
d’entrata del negozio. La madre lo
chiamò più volte, ma il bambino non
sembrava intenzionato ad andarsene,
ma semplicemente ad ammirare il gioco
di luci e le persone che passavano.
C’erano anche Venables e Thompson,
che quel giorno avevano di nuovo
saltato la scuola per bighellonare
in giro. Le immagini dalle telecamere
di sorveglianza li ripresero diverse
volte mentre se ne stavano seduti a
giocare con alcuni oggetti che avevano
rubato nei negozi: soldati, delle batterie
stilo, un barattolino di vernice blu per
il modellismo, un pupazzo e un bel po’ di
caramelle. Circa un’ora prima, forse
annoiati perché non avevano nulla da
fare, uscirono dal centro commerciale
per andare verso i magazzini e per
impegnare il tempo decisero di rapire
un bambino.
Dalle loro testimonianze (come leggerete
anche dopo) si accusarono l’un l’altro
scaricando la colpa sul compagno e auto
scagionandosi (ovviamente finchè non
vennero raccolte le prove necessarie), ma
pare che una volta giunti davanti ai
grandi magazzini T J Hughes fu Robert
Thompson ad avvicinarsi ad un bambino
di 2 anni che giocava con la sorellina
nei pressi di una madre impegnata nella
spesa. Sta di fatto che ai due 11enni andò
male perché, nonostante al bambino vennero
offerte delle caramelle per seguirli, la
madre si accorse delle loro intenzioni e
li cacciò malamente.
Tornati nuovamente al New Strand Shopping
Centre rimasero diversi minuti ad osservare
i bambini che giocavano per localizzare
quello più lontano dai genitori e fu allora,
alle 15.40, che videro James Bulger fermo
sulla porta della macelleria. I due assassini
si avvicinarono, gli parlarono e gli
offrirono delle caramelle per convincerlo
a seguirli; alle 15:42, quando la madre
uscì, si accorse che il piccolo era scomparso.
Tenendolo per mano, Venables e Thompson
lo condussero fuori dal centro commerciale
e lo fecero camminare per più di 4 km,
nonostante James piangesse e chiamasse
la mamma. Ad un certo punto (le testimonianze
furono opposte) uno dei due afferrò il
bambino per i piedi e lo sollevò facendolo
cadere di testa: l’impatto con il suolo
gli causò una profonda ferita sulla fronte
e, quando i due si resero conto che era
piuttosto grave, scapparono lasciandolo
in mezzo alla strada. Passati alcuni minuti
dietro una siepe Thompson e Venables si
accorsero che nessuno giungeva ad aiutare
James, così tornarono sui loro passi e lo
ripresero per mano per proseguire.
Tornarono indietro e Jon Venables coprì
la fronte di James con il cappuccio del
suo giubbotto per mascherare la ferita.
Molte persone notarono i tre bambini,
ma nessuno li fermò nonostante il bambino
piangesse a dirotto. Qui apro una piccola
parentesi perché una cosa così assurda
capita solo nei film: tutti, o quasi,
nonostante molti avessero notato che James
piangeva e che aveva un taglio sulla fronte
ritennero di non intervenire e lasciare
che i tre bambini girovagassero lungo
la strada sulla quale, tra l’altro,
passavano molti veicoli. 38 persone
vennero ascoltate e molte di loro
affermarono in piena tranquillità di
aver visto i due ragazzini trascinare
il bimbo contro la sua volontà e di
aver visto Robert strattonarlo e colpirlo
per convincerlo a camminare. Quando
l’agghiacciante omicidio venne a galla
e venne riportato da tutte le maggiori
testate giornalistiche furono gli
stessi media a denunciare le persone
che avevano visto James Bulger che
veniva trascinato per la città e non
erano intervenute, additandoli come
i “38 di Liverpool”.
Ma proseguiamo con la vicenda. Alle
poche persone che chiesero a Venables
e Thompson cosa avesse quel bambino
che piangeva sempre loro risposero che
non sapevano chi fosse, che lo avevano
trovato alla collina e che lo stavano
portando alla stazione di polizia.
Nonostante quelle dichiarazioni già
di per se sospettose nessuno mosse un
dito per accertarsi delle condizioni
del piccolo James e la poche donne che
per scrupolo domandarono qualcosa ai
ragazzini si limitarono ad osservarli
per poi riprendere le loro faccende
quotidiane.
Jon, Robert e James raggiunsero la
stazione ferroviaria Walton & Anfield
sulla Walton Lane, poi tornarono indietro
lungo la strada principale fino alla casa
di Robert Thompson, che era proprio vicino
alla stazione di polizia. Erano passate
le 17.30 e il sole era tramontato: la
polizia era già alla ricerca di James
e i bambini intuirono qualcosa perché
nuovamente tornarono indietro lungo
la strada principale per disfarsi
del bambino.
Tornarono verso la ferrovia e nei
pressi della stazione ferroviaria
uno dei due ragazzi (nuovamente si
accusarono a vicenda) tirò la vernice
blu sulla faccia di James; poi
entrambi colpirono il piccolo con
mattoni, sassi e una sbarra d’acciaio
che avevano trovato lungo la tratta.
Entrambi lo presero a calci e Thompson
diede una pedata così forte al viso
del piccolo lasciò l’impronta della
sua scarpa, rilevata poi dall’analisi
forense. Il bambino perse conoscenza
così infierirono sul suo corpo abbassandogli
i pantaloni, violentandolo, inserendogli
in gole la batterie e infine lasciandolo
in mezzo ai binari coprendo la sua testa
con sassi nella speranza che un treno lo
investisse e la sua morte sembrasse
accidentale. La morte secondo l’analisi
effettuata sul cadavere, sopraggiunse
in seguito elle violenze: il treno terminò
l’opera tranciando in due il corpo.
Due giorni dopo, il 14 febbraio, il
corpo mutilato di Jame Bulger fu
ritrovato e la ricerca dei suoi aguzzini
fu rapida: una donna si presentò alla
polizia riconoscendo Thompson e Venables
e diede conferma che erano i ragazzini
immortalati della telecamera dei grandi
magazzini. Robert Thompson e Jon Venables
furono arrestati il 22 febbraio e vennero
sottoposti ad interrogatorio.
Passarono le prime ore ad accusarsi
l’un l’altro dell’omicidio. Venables
fu il primo ad ammettere le sue colpe
e nella sua confessione disse :
«Io l’ho ucciso. Direte a sua madre
che mi dispiace?»
Affermò che l’idea e la messa in atto
del crimine era stata di Thompson e
poi ritrattò la la sua prima frase
dicendo che lui si era limitato a
partecipare in maniera passiva, mentre
Thompson aveva materialmente ucciso
il bimbo. I test forensici verificarono
che entrambi i ragazzi avevano i
vestiti sporchi di vernice blu ed
entrambi avevano sangue sulle loro
scarpe e il test del DNA confermò
che era quello di James Bulger.
Interrogati separatamente, Venables
e Thompson incolparono il compagno
dell’omicidio, riservandosi colpe
minori e azioni passive. La
giustificazione di Robert Thompson
fu questa:
«Se avessi voluto uccidere un
bambino, avrei potuto uccidere
mio fratello.»
A conferma di quella sua versione
aggiunse che anche gli insegnanti
potevano testimoniare che il
peggiore fra lui e Venables era
il compagno e che aveva portato un
fiore sul luogo del delitto perché
«James sapeva che ho fatto quel che
potevo per aiutarlo».
Questo fino a quando non venne
rilevata l’impronta della scarpa
di Thompson sul viso del bambino.
Il 24 novembre del 1993 i due ragazzini
furono giudicati colpevoli dalla corte
suprema di Preston e il giudice dispose
che i loro nomi dovevano essere rivelati
in ragione dell’entità del crimine e del
suo effetto sull’opinione pubblica.
Le foto dei due bambini apparve ovunque
e la popolazione reagì con minacce alle
famiglie dei due ragazzini e con una
manifestazione di oltre 5.000 persone
che stazionarono davanti alla Corte di
South Sefton durante la prima apparizione
dei ragazzi dinanzi alla corte.
Il processo fu condotto come un processo
di adulti, furono giudicati colpevoli e
condannati alla prigionia in un carcere
minorile per almeno 10 anni in custodia.
Gli avvocati della difesa ricorse in appello
alla Corte Suprema che diede loro ragione e
giudicò “illegale” aver deciso una sentenza
minima per colpevoli al di sotto dei 18 anni
d’età: nell’ottobre del 2000, premiando la
buona condotta in carcere e il rimorso mostrato
negli anni della detenzione, la sentenza
scese a 8 anni di detenzione.
Nel giugno del 2001 Robert Thompson e Jon
Venables vennero rilasciati perché non
venivano reputati più una minaccia per
la pubblica sicurezza. Assunsero
un’identità segreta grazie ad una
sorta di programma “protezione di
testimoni” e oggi vivono con una
“licenza a vita”, che consente la
loro immediata incarcerazione qualora
dovessero rivelarsi nuovamente dei
pericoli pubblici.
FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere
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