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venerdì 2 luglio 2021
MISTERI:AVALDA-IL FANTASMA DEL CASTELLO DI MONSELICE.
TRATTO DA IL PARANORMALE.COM
L’intera Pianura Padana è disseminata
di castelli, torri e rocche, questo perché
sin dalla preistoria è stata una zona contesa
da molti popoli che qui trovavano acqua
e risorse in abbondanza. Non c’è da stupirsi,
quindi, che ogni 30-50 km ci si imbatta
in un borgo medievale o un antico castello.
E ogni edifico ha una lunga storia
di sanguinose battaglie, intrighi e
omicidi efferati per poter affermare
una famiglia piuttosto che un’altra o
salvaguardare la posizione sociale e
politica dei feudatari.
Questa volta mi sposto in Veneto,
e precisamente a Monselice, divenuta
una città a tutti gli effetti solo
nel 1960. Monselice ha poco più di 17.000
abitanti e si trova nei pressi di Padova,
di cui è provincia. Qui c’è non uno, ma
un complesso di edifici medievali che
formano il borgo più antico, risalente
addirittura all’XI secolo. Il castello
di Monselice è quindi l’insieme di 4
nuclei principali più una rocca, tutti
edificati prima del XVI. Tra i nomi
celebri legati a questo complesso quello
che spicca più di tutti è Ezzelino III da
Romano, che nel XIII secolo a difesa della
città fece erigere e potenziare una seconda
cinta mura che permise al borgo di resistere
oltre un secolo.
Per quanto la storia del castello sia
avvincente e piena di scontri, io qui
vi parlerò di Avalda, il presunto spettro
che infesterebbe le sale e i corridoi del
complesso. Come spesso dico, ogni castello
che si rispetti deve avere un proprio fantasma:
beh, in questo caso i fantasmi sarebbero
almeno tre, ma Avalda è quello più nominato
e attorno al quale è sorta una leggenda
che ancora oggi si racconta in tutto il
Veneto. Ezzelino da Romano è morto nel 1259,
pertanto la storia di Avalda è antecedente
a questa data.
Nello splendido borgo medievale arroccato
sulle colline, Avalda (alcuni riportano
Ivalda) era l’amante preferita di Ezzelino,
un uomo noto per essere brutale e spietato
contro chi lo ostacolava. Si dice però che
Ezzelino fosse talmente invaghito della bella
concubina che addirittura le donò il castello
di Monselice; Avalda in quel castello ebbe
il primo incontro d’amore con Ezzelino quando
era ancora moglie di Azzo VII d’Este, che
aveva partecipato ad una festa nel maniero.
Sembra che la ragazza fosse talmente bella
che lo stesso Azzo faticava a tenere lontano
i pretendenti, perfino sotto minaccia di
morte. Ezzelino però seppe far breccia nel
cuore di Avalda, anche perché le loro tendenze
alla violenza e all’omicidio erano molto simili.
Una volta divenuta l’amante di Ezzelino,
la giovane Avalda sfruttò quella protezione
e le attenzioni del sanguinario condottiero
per godere dello sfarzo che lui le concedeva
e per concedersi quanti più svaghi possibili.
Purtroppo tra i suoi “svaghi” c’era anche
quello di concedersi a molti giovani prestanti
della zona, che però riusciva abilmente a
far sparire avvelenandoli e facendoli gettare
nelle segrete o nei trabocchetti del castello.
La sua figura viene spesso accostata anche
alla stregoneria, ma probabilmente è
un’associazione conseguente al suo maneggiare i veleni.
Gli omicidi di Avalda finirono proprio
per mano di Ezzelino, che aveva tra i
propri difetti anche quello di esser
molto geloso: quando un suo servitore
gli rivelò che la bella amante lo tradiva
con giovani rampolli della zona assoldò
un sicario che la uccise senza pietà nel
salone principale.
Secondo la leggenda il fantasma di una
donna di bassa statura dalla carnagione
pallida e con la veste insanguinata ancora
si aggirerebbe per le stanze del castello,
incapace di trovare la pace per i suoi molti
peccati e per la morte orribile che fece.
Lo spettro di Avalda si mostrerebbe anche
piuttosto di frequente, sebbene scompaia
non appena qualcuno nelle vicinanze faccia
rumore.
Ma come ho scritto, nel castello di
Monselice ci sarebbero almeno altri
due fantasmi: si tratterebbe di Jacopino
da Carrara, signore di Monselice dal 1350,
e Giuditta, la sua amante. Jacopino Da Carrara
al castello ebbe vita breve: nominato signore
di Padova assieme allo zio Francesco, nel 1355
fu da questi accusato di cospirazione e di v
olerlo uccidere per eliminare un possibile
rivale politico; lo zio organizzò una congiura
e lo fece imprigionare nelle segrete per
addirittura 17 anni, al termine dei quali
Jacopino morì di stenti e con i capelli
ormai grigi.
In alcune zone del castello, in particolare
nei sotterranei, apparirebbe lo spettro
di un uomo con lunghi capelli grigi e a
volte con le catene al collo e alle braccia:
si tratterebbe appunto dell’anima martoriata
di Jacopino che lì vide una lunga atroce fine.
Ma oltre a lui ci sarebbe anche una dama che
sui camminamenti di notte chiederebbe notizie
del suo amato: si tratterebbe di Giuditta,
che dopo la reclusione di Jacopino fu tenuta
all’oscuro delle sorti dell’uomo e reclusa
come cospiratrice in un’altra ala del castello
dove morì pochi mesi dopo di fame e di freddo.
Il fantasma Giuditta sarebbe stato visto aggirarsi
anche lungo la strada che conduce al Santuario,
sempre alla ricerca disperata del suo amato
che non le fu concesso nemmeno di vedere
un’ultima volta.
Queste tre figure sono sicuramente un’ottima
premessa per una visita al complesso di Monselice,
un castello imponente ricco di storia e mistero.
FONTE: Misteri dal Mondo –
Credere Per Vedere
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