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venerdì 4 marzo 2022
MISTERI:SERIAL KILLER E DELITTI-LA CASA DEGLI ORRORI DI TISAKURT
TRATTO DA IL PARANORMALE.COM
Nella cittadina di Tisakurt, in Ungheria,
oggi giacciono le macerie di un’antica locanda
che molti della zona hanno rinominato
“la casa degli orrori”.
Nel 1919 Lazio Kronberg e la moglie Susi
spesero ogni avere per acquistare la
locanda nel tentativo di fare fortuna
dopo la Grande Guerra. Ma sin dall’inizio
della loro attività le cose non andarono
bene e presto, tra furti da parte di gente
affamata, pasti gratis ai soldati che li
minacciavano di morte e fughe dalla zona
degli abitanti che migravano in cerca di
luoghi più sicuri, rasentarono la disgrazia
ed arrivarono ad avere appena di che
sfamarsi.
A questa si aggiunsero anche altre
disgrazie: la loro unica figlia era
fuggita a Budapest, dove si diceva
fosse finita in un giro di prostituzione;
anche il figlio maggiore Nicholas scappò
all’età di 9 anni senza far ritorno a casa,
dopo che Lazio l’aveva frustato per una
bocciatura. Gli altri due figli invece
morirono in guerra.
La coppia cadde nella disperazione.
Bisogna ricordare che fino a non molti
anni fa anche in Italia i figli erano
una fonte di guadagni, perchè il loro
lavoro poteva procurare il denaro a
sfamare l’intera famiglia.
Oramai rimasti soli i due giunsero
a una sinistra soluzione alla loro
povertà: uccidere e derubare i pochi
clienti che potevano pagarsi una camera.
Gli omicidi vennero scrupolosamente pensati
e preparati: Lazio scavò nel bosco alle
spalle dalle locanda un fossato profondo
poco meno di due metri, lo riempì di calce
viva, pronto a rispondere a chi glielo
chiedesse che stava progettando di
costruire una rimessa. Susi acquistò
alla drogheria del paese un sacchettino
marrone di cristalli di stricnina,
ufficialmente per avvelenare i lupi
(fu questa le versione che diede alle
autorità quando il negoziante le avvisò
dell’acquisto di un quantitativo
eccessivo della sostanza) .
Tra il 1919 e il 1921 dieci persone esalarono
l’ultimo respiro nella locanda dei Kronberg.
La morte avveniva di notte, lontano da occhi
indiscreti, dopo che la cena era stata innaffiata
da buon vino, seguito da una bottiglia di un’annata
“specialissima” (corretta con un po’ di stricnina).
Via via che il bottino aumentava la coppia divenne
più prudente, anche perchè, pur essendo una locanda
piuttosto insolita, c’era sempre qualche vicino
curioso che andava a farsi un giro da quelle parti
nei boschi. Decisero quindi di adescare l’ultima
vittima, derubarla e quindi chiudere la fossa di
calce viva.
L’occasione arrivò il 14 agosto del 1922. Si
trattava di un trentacinquenne grasso e gioviale,
che portava con se una borsa così pesante da
contenere certamente interessanti oggetti di valore.
Era un venditore affermato alla ricerca di un buon
appezzamento su cui investire i propri soldi
e diceva di badare poco alle spese.
Quando Susi preparò la cena e Lazio la servì
in tavola l’ospite però insistette affinchè
anche loro si accomodassero con lui. Era un
uomo eccentrico e molto strano e chiese loro
di chiamarlo Fortunato, come avrebbe voluto
la madre alla sua nascita. L’uomo si rese
talmente divertente nei racconti dei propri
viaggi e degli aneddoti che i Kronberg ebbero
qualche dubbio sull’ucciderlo.
Ma per dare un taglio al passato e terminare
il loro piano quell’uomo doveva morire così
alla fine Susi mise in tavola la bottiglia di
vino speciale. Il loro corpulento ospite esalò
l’ultimo respiro appena vuotato il bicchiere,
tra le convulsioni e con la tipica smorfia di
avvelenamento da stricnina.
Nella stanza di Fortunato i due rovistarono
nella valigia e si accorsero immediatamente di
aver avuto ragione. Nella borsa c’era una fortuna
in monete e oggetti d’oro.
Lazio frugò nelle tasche del cadavere e notò
qualcos’altro: una vecchia foto che lo ritraeva
insieme a Susi. I due locandieri si guardarono negli
occhi, pietrificati dall’orrore e dal dolore. Avevano
appena ucciso il figlio scomparso da tempo. Lasciarono
l’oro dov’era e ritornarono nella sala da pranzo, dove
Nicholas giaceva abbandonato sul tavolo. Scrissero una
breve confessione, quindi si sedettero a tavola con lui.
Tre giorni dopo gli abitanti di Tisakurt li trovarono
morti, avvelenati dalla stricnina.
Negli anni seguenti ben pochi si avventurarono in
quella casa. Chi aveva il coraggio di trascorrervi
due o tre notti con la prospettiva di acquistarla veniva
sempre terrorizzato dalla stessa lugubre apparizione:
seduti a tavola tredici individui con abiti degli anni ’20
con una smorfia oscena disegnata sul volto.
Un’altra guerra mondiale iniziò e la casa cadde
in rovina e fu riconquistata dal bosco che l’avvolse
nella vegetazione.
Il 23 settembre del 1980 un piromane, che rimase
ignoto, appiccò un incendio al bosco e la vecchia
locanda, che aveva molte parti in legno, fu ridotta
in cenere e crollò su se stessa. Nessuno tentò di cercare
il colpevole, perchè tra il tanto male che aveva causato
l’incendio, in realtà aveva compiuto anche un gesto positivo:
Tisakurt si era finalmente liberata della casa degli orrori.
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