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giovedì 1 settembre 2022
MISTERI: LEGGENDE METROPOLITANE-LA LEGGENDA DI LLORONA.
TRATTO DA IL PARANORMALE.COM
La leggenda di Llorona, ecco le
due versione della leggenda metropolitana
più famosa al mondo
Negli Stati Uniti d’America, oltre venti
milioni di persone credono nell’esistenza
della Llorona, se a questo numero aggiungiamo
anche l’America latini, ci troviamo difronte
une dei più importanti fenomeni di fede non
ortodossa oggi esistenti.
Esistono due leggende che parlano delle Llorona,
con la prima dobbiamo fare un grosso salto
indietro nel tempo, nel 1500, nella città Azteca
di Tenochtitlan, dove la dea Cihuacoatl scendeva
la sera tra gli uomini prendendo l’aspetto di
un’affascinante donna vestita di bianco. Camminava
lungo le strade, piangendo e gridando:
“Oh figli miei, già si avvicina la vostra
distruzione. dove potrò portarvi?”
In quel periodo si avvicinava la minaccia
della conquista del Messico da parte dell’esercito
spagnolo. Nel 1905 nella città di Coatzacoalcos,
nacque, da un famiglia nobile, Malimche. Dopo
la conquista spagnola, la ragazza venne venduta
come schiava.
Malimche, imparò presto a parlare in castigliano,
cosi, Cortez (famoso conquistatore spagnolo),
che da Cuba si era trasferito in Messico,
decise di “assumerla” come traduttrice personale.
La ragazza, venne ribattezzata da Cortez,
col nome di Marina, partecipò anche nell’incontro
con il capo Atzeco Montezuma. Incontro pretestuoso
per siglare un patto di alleanza tra i due uomini
ma che culminerà con il massacro di tutti gli
aztechi da parte degli spagnoli.
Il cattolicesimo venne imposto come fede
ai “pagani”. Marina, che per Cortéz era
diventata nel frattempo molto di più di una
semplice “segretaria” diede a Cortéz due figli,
un maschio e una femmina. A quel punto il re
e la regina di Spagna, temendo di venire traditi
dal condottiero che si rifiutava di ritornare in
Spagna col pretesto che se avesse abbandonato le
colonie l’Impero di Spagna avrebbe rischiato di
perdere quei territori ancora selvaggi, inviaron
o in Messico una bellissima donna per convincerlo.
L’affascinante donna riuscì perfettamente nel suo
intento e sedusse Cortéz, che allora espose a Marina
la sua idea di ritornare in Europa con i suoi due
figli.
Marina comprese allora il suo ruolo in
quell’orribile piano, si rese conto di
aver contribuito al massacro del suo popolo
e disperata pregò i suoi antichi dei. Una
delle antiche divinità le apparve in
sogno:”Se lo lascerai andare con i tuoi
figli uno di loro tornerà e distruggerà
tutta la tua gente”.
La notte prima della partenza di Cortéz,
Marina, che aveva ripreso a farsi chiamare
Malinche, fuggì portandosi dietro i suoi bambini.
I soldati, accorgendosi rapidamente della sua
sparizione, iniziarono a cercarla e la trovarono
sulla riva di un lago, mentre in mano brandiva
un pugnale. Cercarono di avvicinarsi ma fu
troppo tardi. La donna colpì al cuore i due
bambini gettando i loro corpi senza vita
nell’acqua. “I miei figli.i miei figliiii!!!”.
Malinche venne catturata e imprigionata.
Morì nel 1530. Ma dopo la sua morte, le sue
grida disperate ed i suoi pianti vennero
sentiti ancora nei pressi di quel lago dei
dintorni di Città del Messico. Ancora oggi
possono essere ascoltate, specie in certe
buie notti senza luna. Per questo motivo passò
alla storia col nome della Llorona, che
significa, la donna che piange.
Il culto della Llorona si confuse a poco
a poco con quello dell’Anima Sola ed iniziò
ad affollare l’immaginario popolare di immagini
di terrore, così forti da originare un vero e
proprio culto segreto. La gente temeva quella
figura tragica, ma in segreto a lei si rivolgeva
per chiedere aiuto in tutti quei casi che i
santi del calendario si sarebbero rifiutati di
intercedere.
La seconda versione è questa:
Llorona era un’indigena messicana
innamorata di un hidalgo, un nobile,
spagnolo del periodo coloniale. Avevano
avuto due figli pur non essendo sposati.
Lui evitava di formalizzare l’unione ma
andava spesso a visitarla.
Dopo un po’ di tempo tornò in Spagna
perchè i sui genitori gli avevano procurato
una moglie del suo rango. Quando la andò a
salutare la donna indigena reagì malissimo,
impazzì, tanto che prese i figli e li uccise
gettandoli nel fiume. Quando si rese conto
di quello che aveva fatto morì di dolore.
Da allora tutte le notti gira per le strade
urlando i suoi lamenti (ay mis hijos!!!) ed
è diventata il simbolo della maternità distrutta
che rappresenta il trauma della perdita delle
origini dei popoli indigeni, la sottrazione
dell’identità ad opera dei colonizzatori.
E’ rappresentata come una donna senza volto,
o comunque con il volto coperto, a rappresentare
questa privazione violenta, descrive la fine
di un popolo e della perdita delle sue radici
ma allo stesso tempo esprime la struggente
incapacità di dimenticare.
La Llorona è diventata una canzone interpretata
in modo sublime da Chavela Vargas. Sulla
musica e con la metrica di questo canto è
stata scritta la Llorona de los estudiantes,
canzone di protesta contro la guerra.
ARTICOLO INVIATO DA: FRANCESCO U.
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