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Vi aspetta un viaggio nella Cultura, nella Filosofia, nella Poesia, nella Sociologia, nel Gossip......by Phil :-)
giovedì 9 marzo 2023
MISTERI:JANET, LA BAMBINA CHE ANDÒ SU VENERE.
TRATTO DA IL PARANORMALE.COM
Tra i contattisti di tutto il mondo
una buona parte afferma che gli alieni
che visitano il nostro pianeta vengano
da molto più vicino di quanto
immaginiamo, addirittura dall’interno
del sistema solare. Tra questi
poi una parte afferma che ci siano
basi tecnologiche sul pianeta Venere
e che molte delle navicelle che
vediamo sfrecciare nei nostri cieli
proven…gano da lì.
Questa corrente di pensiero è una
delle più antiche e uno dei maggiori
esponenti della teoria della civiltà
venusiana fu George Adamski. Ad Adamski,
ufologo polacco residente negli USA, si
deve gran parte dell’iconografia attuale
sui dischi volanti e le teorie del complotto
che li accompagnano. Tra il 1946 e il 1959
l’uomo avrebbe avuto numerosi contatti con
creature venusiane e dal 1963 divenne famoso
esponendo numerose fotografie sui giornali a
testimonianza degli eventi vissuti.
Ma Adamski non è il protagonista di questo
caso, bensì una bambina di 10 anni di nome
Janet, che tirò in ballo l’ufologo senza
nemmeno conoscerlo.
Tutto ebbe inizio il 9 febbraio del 1955
nella periferia di Adelaide, in Australia,
quando la piccola Janet (nome di fantasia per
proteggere la privacy della minorenne) venne
sottoposta ad una seduta di rilassamento da
uno psicologo. La bambina aveva mostrato nei
giorni precedenti un nervosismo piuttosto
strano per il suo carattere normalmente mite e
sereno e i genitori temevano che fosse successo
qualcosa a scuola che l’avesse turbata e le
causasse quelle improvvise reazioni di rabbia.
Essendo una bambina di soli 10 anni lo psicologo
optò per un trattamento di semplice distensione
che consisteva nel mettere la bambina in trance
profonda e farle domande piuttosto semplici
sulla sua vita casalinga e scolastica.
Di tanto in tanto, per controllare se la bambina
fosse consapevole di cosa stesse succedendo,
le poneva delle domande del tipo «Dove sei
Janet?»e lei rispondeva normalmente «Su una poltrona»
e via dicendo. Ogni serie di domande finiva
sempre con una che le chiedeva il suo nome o
dove fosse, o quanti anni avesse, ma ad un
certo punto Janet rispose in maniera molto
misteriosa che diede inizio a tutta la vicenda.
«Dove sei Janet?»
«A bordo di un Disco Volante!»
La prima cosa a cui pensarono lo
psicologo e i genitori fu che la bambina
si fosse destata e facesse finta di essere
in trance prendendo il giro il dottore,
ma ben presto si resero conto che non era così.
Gli insegnanti della piccola Janet la descrissero
come una bambina molto intelligente, ma nella
norma per avere 10 anni. Solitamente andava
bene a scuola e socializzava con le sue coetanee,
le piaceva la musica, la ginnastica e il disegno,
ma niente che avesse a che fare con UFO o alieni.
Ne gli insegnati ne i genitori l’avevano mai
vista disegnare omini verdi e in casa non
c’erano riviste o libri del genere, pertanto
tutto quello che stava uscendo dalla sua
bocca doveva essere frutto della sua fantasia…
o forse no…
L’ipnotizzatore sorpreso da quella risposta
volle insistere sull’argomento per vedere dove
Janet volesse arrivare: le risposte della bambina
erano troppo precise e dettagliate per essere
solo frutto di una mente fantasiosa di 10 anni.
Janet parlò di un viaggio che aveva fatto qualche
settimana prima a bordo di un UFO che la portò su
un altro pianeta. Proprio in quel periodo, verso metà
gennaio, i giornali australiani riferirono di avvistamenti
nel cielo di Melbourne e la notizia si era sparsa
anche negli Stati Uniti qualche giorno dopo.
La bambina parlò dell’astronave descrivendola
piena di bottoni e schermi. Assieme a lei
c’erano tre “uomini” con i capelli neri e
che indossavano tute colorate. Venne messa
in una cuccetta e lo stesso fecero gli altri
tre viaggiatori che le dissero che avrebbero
lasciato la Terra per andare sul loro pianeta.
La bambina si addormentò e al suo risveglio vide
su un schermo la loro destinazione, una “palla
rossa e argento” che le sembrò subito calda.
Janet disse che vide dall’oblò molte montagne e
che la superficie del pianeta era di colore del
deserto e da essa si sollevavano sbuffi di aria calda.
Il disco volante entrò in una fessura di una montagna
e all’internò vide una grande città con edifici in
vetro e metallo. Atterrarono su uno di quei palazzi
e i tre uomini la fecero scendere e l’accompagnarono
attraverso dei lunghissimi corridoi. In fondo ad uno
di questi c’erano altri uomini dai capelli neri,
sempre vestiti con tute lucenti, che le fecero
prendere un ascensore fino ad arrivare ad una stanza
piena di bottoni e macchine. Lì vide per la prima volta
delle donne, sempre con capelli neri, ma con occhi grandi,
che le offrirono un frutto simile all’uva.
Tutti attorno a lei erano molto gentili ed ospitali:
Janet disse che loro sapevano di lei e che non era la
prima volta che veniva lasciata con quelle donne.
Le donne le dissero che gli altri bambini erano a
scuola con un’insegnante, ma quando sarebbero
tornati avrebbero giocato con lei.
Si sporse poi da una specie di finestra e vide
l’esterno: diceva che il cielo era rossastro e che
il sole era un po’ più grande di quello che vedeva
da casa; la gente che usciva fuori doveva mettere
dei caschi di vetro sulla testa e quando lei chiese
ad una donna di uscire lei disse che faceva troppo
caldo per lei e che solo la gente del pianeta poteva
respirare l’aria là fuori.
Vedeva della vegetazione e della neve, ma anche
del vapore che usciva dal terreno. La bambina
venne portata in alcune altre stanze e con tanta
gente che comunicava con lei senza aprire bocca,
ma “con la testa”. Disse di aver conosciuto un
uomo “come lei” di nome George, ma molto vecchio.
A quel tempo Adamski era un uomo famoso che avvertiva
la gente dei pericoli che si stavano correndo sulla
Terra e molti conoscevano il suo nome, anche solo
per sentito dire. Lo psicoloco le chiese se sapesse
il cognome e lei disse con ricordava solo qualcosa
del tipo “amski”. Janet rimase con l’uomo molto del
tempo in cui stette quel pianeta, che disse essere
alcune ore. Con lui si trovava bene come con gli
altri e lui le assicurò che erano brava gente e
che mentre lei avrebbe giocato con gli altri bambini
avrebbero preso alcune sue misure, ma senza che
lei se ne accorgesse.
Quando arrivarono i bambini, lei passò del tempo
a disegnare con loro, poi le venne sonno e si
addormentò. Quando si risvegliò era nel suo
letto a casa e la mamma le stava preparando
la colazione per andare a scuola.
La seduta andò avanti ancora per un po’
e la bambina accennò ad altri particolari
sulle stanze che visitò e l’astronave su cui
aveva viaggiato. Poi, su richiesta dei genitori
stessi, l’incontro venne sospeso e la bambina
risvegliata.
La società australiana di ricerche sugli UFO
venne informata del caso ed aprì un’inchiesta;
si assicurò della serietà dello psicologo e,
d’accordo con quest’ultimo, decise di ritentare
l’esperimento registrando della seduta.
La famiglia in un primo tempo si rifiutò di
continuare, ma poi acconsentì ad un secondo incontro,
che però non venne mai reso pubblico.
FONTE: Misteri dal Mondo –
Credere Per Vedere
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