Lasciate ogne speranza, Voi ch' intrate...
Vi aspetta un viaggio nella Cultura, nella Filosofia, nella Poesia, nella Sociologia, nel Gossip......by Phil :-)
mercoledì 19 aprile 2023
misteri:SERIAL KILLER-COLLEEN STAN, SETTE ANNI NELL’INFERNO DI CAMERON HOOKER.
TRATTO DA IL PARANORMALE.COM
Lo si dice sempre: affinché un rapporto
tra due persone persista nel tempo c’è
bisogno di complicità, di affinità, di
condividere pensieri, emozioni e desideri.
Questa frase però, inserita nel contesto
delle coppie criminali fa decisamente
scappare da ridere. Cosa spinge una donna
(ma non è sempre così, a volte capita anche
al contrario) ad accettare un rapporto in cui
il proprio uomo imprigioni, stupri, torturi
e arrivi anche ad uccidere un’altra donna? Cosa
le fa pensare che lei non faccia la stessa fine
e cosa le passa per la mente quando, pur di
assecondarlo, lei stessa infierisce sulla vittima?
Non sono la persona più adatta a rispondere,
ma certamente casi come quello di cui sto per
parlarvi devono far riflette su quanto strana
sia la psiche umana. Tutto ruota attorno a Cameron
e Janice, una coppia apparentemente normale e
felice californiana con addirittura una bambina
avuta da poco.
Cameron Hooker nacque ad Alturas, sempre in
California, il 5 novembre 1953. Era
conosciuto come un ragazzo molto introverso,
non bello, magrissimo e occhialuto:
la classica vittima dei bulli. In
compenso a scuola era ritenuto quasi
un genio, brillante in ogni materia e
un ragazzo dall’immaginazione davvero
spiccata. Forse proprio quell’essere
silenzioso e schivo lo costrinse a
lasciare la scuola prima del diploma
per finire a lavorare in una segheria
locale, dove si scontrò con la rude
vita operaia di uomini grossolani e
piuttosto materiali.
Col tempo si abituò a quella vita fin
troppo, limitando le sue lettura a
giornaletti pornografici e a videocassette
hard che guardava nelle pause o durante
il lavoro; le sue fantasie si moltiplicarono
velocemente arrivando a preferire scene
di sesso estremo, bondage, sadomaso e
dominazione totale, fino a provare un
morboso interesse per le torture. Non
sto parlando di un trentenne: quelle
idee le aveva già a soli 19 anni,
quando incontro la timida quindicenne
Janice (il cognome non è noto).
Janice non era particolarmente bella,
era timida e aveva una bassa autostima:
la preda ideale per uno come Cameron. Tra
di loro nacque una relazione sin da subito
molto strana: lei era contenta di
accompagnarsi ad un bel ragazzo con
una macchina tutta sua e farsi vedere
dalle amiche, lui riuscì a convincerla
a sperimentare tutto quello che aveva
fino ad allora solo visto sulle riviste.
Hooker un giorno la portò in un bosco
e decise di capire fin dove potesse
arrivare con lei: la legò ad un albero,
le tagliò i vestiti e iniziò a picchiarla
con violenza. Janice, sebbene sconvolta
dalla paura e dalla vista del sangue
(sì, lui la ferì diverse volta con una frusta),
aveva più paura di perdere lui e tornare ad
essere una ragazza invisibile, così si
dimostrò obbediente e soddisfò i desideri
del suo ragazzo. Non c’era più dubbio:
Cameron aveva trovato la sua anima gemella.
I due si sposarono nel 1975, presero in
affitto una casa a Red Bluff e lì Cameron
sfogò la sua perversione e il suo sadismo,
fino probabilmente a causare nella donna
una reazione negativa. Decise allora di
darsi una calmata e provò alcuni mesi a
comportarsi in modo meno aggressivo.
Nuovamente i due trovarono una sorta
di accordo malato: Janice voleva una
vita “normale” e desiderava un bambino,
lui voleva invece dare sfogo alle sue
perversioni senza freno; la soluzione
era inserire nella coppia una terza
persona, una ragazza che subisse il
volere di Cameron mentre Janice
allevava i figli e manteneva un
basso profilo.
Janice accettò di lasciare a Cameron
una schiava a patto che Cameron non
avesse rapporti sessuali con lei.
Molti criminologi hanno cercato di
giustificare il comportamento che
questo momento Janice ebbe e hanno
sminuito le sue colpe riducendola a
interventi marginali e “scusabili”
dalla sua paura che Cameron la lasciasse
e se ne andasse di casa. Lei stessa
nella sua confessione disse che era
disgustata dal comportamento del marito,
ciò nonostante vennero trovate moltissime
prove che lei partecipò alle violenze,
agli stupri e alle umiliazioni che
inflisse il marito alle prigioniere. Oltre
a questo giocò un ruolo fondamentale per
attirare le vittime di Hooker e più
volte si eccitò sessualmente nell’assistere
alla dimostrazione di potere del marito
sulle loro vittime.
Nel gennaio 1976 i due diedero un
passaggio ad una 18enne di nome
Marliz Elizabeth Spannhake, che
raccolsero nella vicina città di
Chico. la ragazza stava andando a
casa dopo una festa e si aspettava
che la coppia la riportasse a casa,
ma Camaeron guidò per oltre mezzora
fino a condurla in un bosco isolato
dove nessuno l’avrebbe sentita urlare.
Lì Cameron la stordì con diversi pugni,
poi la legò e le chiuse la bocca legando
le mascelle con la cinghia; infine bloccò
la sua testa in una scatola di cartone
che aveva progettato per un suo gioco
sessuale. Dopo averla violentata e
torturata i due la caricarono di nuovo
in macchina e la portarono a casa loro,
dove arrivò priva di sensi.
A casa la portarono in cantina, la
denudarono e l’appesero per i polsi
al soffitto. Quando la ragazza si riprese
i due le dissero che ogni volta che avesse
urlato o pianto Cameron ci sarebbe andato
sempre più pesante, a costo di ucciderla.
La ragazza era terrorizzata e riuscì a
resistere solo alcuni giorni: non si
sa esattamente come successe perché sul
suo caso sono stati forniti pochissimi
dettagli, ma secondo ciò che disse Janice
il suo compagno, sentendo la ragazza urlare
a squarciagola quasi tutto il giorno, una
notte disse a Janice che voleva una schiava
silenziosa; sta di fatto che Cameron alla
ragazza tagliò le corde vocali e quando
si rese conto che la ragazza stava
soffocando le sparò con una pistola in
pancia diversi colpi uccidendola.
Il giorno dopo gli Hooker caricarono
il cadavere in auto e lo seppellirono
in montagna in una fossa nel terreno.
I resti non vennero mai ritrovati perché.
sebbene Janice in cambio di uno sconto
della pena condusse gli inquirenti sul
posto, non riuscì a ritrovare il luogo
esatto dove seppellirono la ragazza.
Di conseguenza non vi furono prove
sufficienti per incriminare Cameron
Hooker di omicidio durante il processo.
La coppia ebbe la prima figlia e sembrò
darsi una calmata, fino all’anno successivo
quando iniziò una delle storie più atroci mai
vissute. Sì, questo era solo l’introduzione
al caso di Colleen, soprannominata
“The Girl in the Box” (troverete molto
a riguardo cercando in rete).
Era il 19 maggio del 1977 e Colleen Stan
(è un nome fittizio per tutelarla oggi), d
i soli 20 anni, faceva l’autostop tra
Eugene e Westwood, al confine tra Oregon
e California del Nord. Stava cercando
di raggiungere un amico che festeggiava
il suo compleanno. Ebbe la sfortuna di
ricevere un passaggio da parte delle
persone sbagliate.
Collen anni dopo la conclusione della
vicenda affermò che quando la macchina
si fermò notò Cameron, Janice e la loro
bambina sul seggiolone dietro: la tipica
famiglia amorevole e di cui nessuno
sospetterebbe.
La giovane coppia le offrì un passaggio
sulla loro Dodge Colt blu ed entrambi
sembravano persone miti e rassicuranti:
l’uomo era pacato nei comportamenti e lei
era la tipica madre apprensiva per la piccola
e dal volto acqua e sapone.
Colleen chiacchierò con gli Hookers
amabilmente, fino a quando Cameron iniziò
a parlarle di incidenti che capitavano
agli autostoppisti, del fatto che molti
sparivano nel nulla o li trovavano morti.
Quando Cameron si fermò all’autogrill
per fare carburante Colleen disse che
doveva andare in bagno e si convinse
a cercare qualcun altro che le desse
un passaggio, ma poi ci ripensò dato
che entrambi gli Hooker dopo tutto erano
stati molto gentili con lei. Si convinse
semplicemente che Cameron avesse fatto u
na qualche battuta che lei non aveva
afferrato e che non ci fosse alcun
pericolo nel proseguire il viaggio con loro.
Gli Hookers avevano comprato delle
barrette di cioccolato e gliene offrirono
una: Colleen disse che in quel momento si
era sentita perfino in colpa per i suoi dubbi.
La macchina ripartì e poco dopo Cameron
disse che in quella zona c’erano delle
spettacolari grotte di ghiaccio che sognava
di vedere da molto tempo: le chiese
di poter fare una piccola deviazione
e le promise di ripartire poco dopo
e di portarla a destinazione. Colleen
non fece obiezioni, ma quando Cameron
raggiunse un luogo sufficientemente
isolato, fermò l’auto scese dalla macchina
e puntò un coltello alla gola della ragazza
ordinandole di mettere le mani sopra la testa.
Janice le ammanettò le mani dietro la
schiena, poi la bendò in modo che non
vedesse il percorso che avrebbero fatto,
le serrò le mascelle con la cinghia legata
sulla testa e le inserì la testa nella famosa
scatola (di legno questa volta) progettata
per gli scopi sessuali del marito.
A cosa serviva la scatola? Semplicemente
a bloccarle il collo, a chiuderla nel buio
più completo e a insonorizzare le sue urla.
Metodi del genere, come vedremo tra poco,
servirono a Cameron per isolarla dalla
ealtà e assoggettarla al proprio volere
privandola dei sensi fino a farle una
specie di lavaggio del cervello: l’essere
privati di uno o più sensi per lungo
periodo provoca in una persona, se non
la pazzia, una reazione di totale
abbandono sul quale si gioca per
manipolare i pensieri.
La coppia di sequestratori attese
la tarda sera per rientrare in casa,
in modo che nessuno passasse per strada
e i vicini non spiassero le loro azioni.
La ragazza venne portata in soffitta,
ma le venne lasciata la scatola sulla
testa e le manette, in modo che sentisse
cosa succedeva attorno, ma non vedesse
nulla; gli Hooker cenarono e poi Cameron
la portò in cantina dove legò una delle manette
ad un tubo e la spogliò completamente. Poi
le tolse la scatola, lasciandola però bendata,
e iniziò a frustarla: ad ogni frustata lui
le dettò le sue regole, e cioè di non urlare,
non piangere, non desiderare di essere
rilasciata, non strattonare le manette,
ecc.. Ogni volta che una frustata la
faceva urlare o piangere Cameron gliene
dava un’altra ancora più forte, ogni volta
che lei faceva ciò che lui diceva lui la
“premiava” con piccole comodità, come
sostituire le manetta con polsini di pelle
(molto meno dolorosi), fornirle un rialzo
di legno per non lasciarla a pieni nudi
sul pavimento, abbassare l’attacco delle
sue braccia in modo che potesse riposare
e non rimanesse appesa… In pratica iniziò
una sorta di rieducazione fatta di punizioni
o premi a seconda del suo comportamento.
Sin dalla prima sera la ragazza, seppur
bendata, fu costretta ad ascoltare i gemiti
della coppia che faceva sesso in sua presenza.
Attraverso il bordo inferiore della benda
vide più volte una rivista pornografica di
fronte a lei nella quale sembrava esserci
una donna nuda nella stessa posizione in
cui veniva messa lei per soddisfare la
perversione di Cameron: in pratica l’uomo
apriva una rivista sado-maso, cercava una
fotografia che lo eccitava,e faceva assumere
a Colleen la stessa posizione.
Collen per la notte veniva messa in una
cassa di legno, molto simile ad un scatolone;
le venivano legate le caviglie e Cameron
le stringeva il ventre con una cintura
in modo che respirasse solo quel tanto da
sopravvivere, ma non per sviluppare la
forza necessaria a liberarsi.
Dal giorno della cattura in poi ciò c
he passò Colleen possiamo solo immaginarlo:
la ragazza parlò di ogni tortura possibile,
come oggetti che davano la scossa elettrica,
altri che la pungevano o la graffiavano,
corde legate ovunque, oli e misture viscide
sul suo corpo, cera e tutto ciò che umiliante
era possibile infliggerle.
Per la maggior parte del giorno la ragazza
era in balia dell’uomo e spesso anche di notte
lui tornava per toccarla o abusare di lei.
Durante i pasti Cameron restava con lei nella
cantina e le slegava i polsi permettendo di
mangiare, ma senza toglierle la benda. Se
lui le diceva di mangiare lei doveva
obbedire senza fare domande, altrimenti
veniva schiaffeggiata o frustata; se
lui diceva che doveva dormire lei doveva
farlo, ecc.
Per settimane durante il giorno Collen
venne tenuta legata al tubo, nuda e con
le gambe e braccia divaricate e legate a dei
ganci al suolo e al soffitto. Era sempre bendata,
imbavagliata e di notte chiusa nella cassa
senza poter muoversi o cambiare posizione.
In quel tempo riuscì a misurare il passare
del tempo studiando gli eventi regolari che la
coppia sembrava eseguire per routine: riceveva
un pasto al giorno, a volte i loro avanzi, dopo
cena che i coniugi facevano sempre alle 20; i
suoi bisogni dovevano essere anch’essi calcolati
e diventare routine a certe ore, altrimenti
veniva punita; era mattina quando sentiva l’auto
dei vicini partire e pomeriggio quando in cantina
scendeva Cameron.
Dopo tre mesi in quelle condizioni terribili
Colleen iniziò ad avere un cattivo odore, così
Janice convinse Cameron e farle fare un bagno:
l’uomo le legò le mani dietro la schiena, le mise
del nastro adesivo sulla bocca e sugli occhi sopra
la benda e portò di peso la prigioniera al piano
di sopra. Quella, forse. fu la prima volta che
Cameron e Janice scattarono fotografie della
ragazza. Janice la lavò e la pettinò, poi
in un momento in cui Cameron si allontanò le
disse che aveva pietà per il dolore che provava
e per il fatto che fosse il “giocattolo” del
marito, ma che era necessario perché non voleva
essere lei a passare le pene di Colleen.
Janice nell’interrogatorio affermò che
trovò un lavoro nella Silicon Valley in
una società di elettronica e che fece pressioni
su Cameron per passare con lui alcuni giorni a
settimana dalla sorella e indebolire i legami
tra Cameron e Colleen; su questa dichiarazione
ed altre simili si basò la difesa di Janice Hooke
per farle ottenere un ampio sconto della pena
e farla figurare più vittima che carnefice.
Dovettero passare mesi prima che Cameron e Janice
si decisero a toglierle la benda: quel giorno
Colleen impiegò diversi minuti prima mettere
a fuoco le figure davanti a se. Le vennero
quindi dettate le nuove regole per sopravvivere
e mantenere quelli che secondo la coppia erano
dei privilegi: Cameron doveva essere chiamato
“Padrone” e Janice “Signora”: avrebbe iniziato
a imparare da Janice a ricamare e ogni volta
che avrebbe fatto innervosire uno dei due s
arebbe stata punita con scosse elettriche.
Janice, seppure sfogando le sue frustrazioni
su Colleen con diverse punizioni e torture,
ben presto iniziò a capire che la ragazza
stava prendendo il suo posto nella vita di
Cameron, non solo nelle perversioni sessuali,
ma anche nella vita di tutti i giorni: Cameron
passava gran parte della giornata nella cantina
e spesso anche di notte abbandonava il letto
coniugale per andare da Colleen. Colleen,
ironia della sorte, nonostante fosse da mesi
deperita e seviziata, era più attraente di
lei e stava fornendo a Cameron l’eccitazione
sessuale che lei non riusciva più a dargli.
E fu allora che capì che suo marito aveva
iniziato a violentare Colleen più volte al
giorno e capì anche perché da qualche tempo
aveva rinunciato ad accompagnarla dalla
sorella e se ne stava a casa mentre lei
lavorava e non poteva tornare a controllare.
Per di non perdere il marito gli parlò e
accettò che lui avesse rapporti sessuali
con Colleen, a patto che Cameron fosse più
presente in casa e che le desse un secondo
figlio di cui si sarebbe occupato anche lui.
Nel 1978 nacque la seconda figlia della coppia
e Cameron in una certo senso acconsentì a
assare meno tempo con Colleen.
Cameron Hooker ebbe modo di sperimentare
nel reale tutte le scene descritte nella sua
vasta collezione di riviste pornografiche,
immagini e letteratura. Anche se Hooker
distrusse gran parte del materiale prima
del suo arresto, fornì agli investigatori
una panoramica spaventosamente chiara
di tutte le torture che inflisse alla sua vittima.
Non mi soffermo più sui dettagli perché
credo di aver dato un’idea, anche se parziale,
dell’inferno in cui fu calata Colleen. Andiamo
rapidamente alla fine della storia.
Man mano che il tempo passava quei metodi
brutali e sempre costanti come una routine
ebbero l’effetto sperato da Cameron: Colleen
divenne un pupazzo nella mani della coppia,
al punto che la slegarono e la tennero diversi
giorni in casa sotto stretta osservazione.
La ragazza non tentò mai la fuga e iniziò
ad obbedire come un cane ad ogni loro rodine.
Il massimo della soddisfazione Cameron la ottenne
con un gesto che ha dell’incredibile: mentre
Janice era al lavoro Cameron portò Colleen
dai genitori e si presentò come suo nuovo fidanzato,
dicendo loro che era sua intenzione lasciare
Janice e risposarsi con lei. Quella messa in
scena trovò supporto in Colleen che non osò
raccontare ai suoi familiari della terribile
situazione in cui viveva e che si fece fare
una foto in cui abbracciava felice il suo aguzzino.
Piccolo pensiero personale: ma possibile
che i genitori, che non avevano notizie della
figlia da oltre un anno, non abbiano fanno
nulla nemmeno per cercarla? E come è possibile
che una volta vista tornare a casa non
abbiano nemmeno avuto un sospetto o si
siano informati su chi fosse Cameron Hooker?
Vabbè, andiamo avanti. Colleen divenne
una schiava in tutto e per tutto in casa Hooker,
fino al punto di divenire “troppo servizievole” per
Cameron che iniziò a stancarsi di lei. Sette anni
dopo il rapimento Colleen, pur facendo tutto ciò
che le veniva detto, era diventata come Janice e
Cameron si mise in cerca di un’altra ragazza che
si dimenasse, urlasse e piangesse in modo da
istruirla e divertirsi a violentarla e torturarla.
In effetti sia Janice che Colleen erano fin
troppo remissive e lui aveva perso interesse
per l’una e per l’altra. Quando ebbe la
sfrontatezza di informare Janice che voleva
cercare un’altra ragazza da schiavizzare Janice
reagì malissimo e decise di aiutare Colleen a
fuggire.
Nel 1984 Janice condusse Colleen dalla polizia
e la ragazza ebbe modo di denunciare entrambi
per tutto ciò che aveva subito.
Nell processo del 1985 Janice testimoniò contro
il marito in cambio di immunità totale. Cameron
Hooker venne condannato a consecutive aggressioni
a sfondo sessuale, sequestro di persona e stupro,
violenza, minacce per un totale di 104 anni di
reclusione. Non potrà beneficiare della libertà
vigilata fino al 2023. Il 16 aprile 2015 chiese
la revisione del caso, ma gli venne negato e gli
venne negata la richiesta di un’altra udienza fino al 2022.
Una volta tornata a casa, Colleen continuò
gli studi di contabilità, si sposò ed ebbe una bambina.
Ha aderito una organizzazione per aiutare le donne
vittime di abusi e sia lei che Janice hanno
cambiato il loro cognome, ma si crede che
continuino a vivere in California.
FONTE: Misteri dal Mondo –
Credere Per Vedere
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