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mercoledì 14 maggio 2025
Itinerari napoletani: Cappella SanSevero, storia del Cristo velato.
TRATTO DA MUSEO CAPPELLA SANSEVERO
Giuseppe Sanmartino, 1753
La fama di alchimista e audace sperimentatore
di Raimondo di Sangro ha fatto fiorire sul
suo conto numerose leggende. Una di queste
riguarda proprio il velo del Cristo di Sanmartino:
da oltre duecentocinquant’anni, infatti, viaggiatori,
turisti e perfino alcuni studiosi, increduli
dinanzi alla trasparenza del sudario, lo hanno
erroneamente ritenuto frutto di un processo
alchemico di “marmorizzazione” compiuto dal
principe di Sansevero.
La verità
sul velo
In realtà, il Cristo velato è un’opera
interamente in marmo, ricavata da un unico
blocco di pietra, come si può constatare da
un’osservazione scrupolosa e come attestano vari
documenti coevi alla realizzazione della statua.
Ricordiamo tra questi un documento conservato presso
l’Archivio Storico del Banco di Napoli, che riporta
un acconto di cinquanta ducati a favore di Giuseppe
Sanmartino firmato da Raimondo di Sangro (il costo
complessivo della statua ammonterà alla ragguardevole
somma di cinquecento ducati).
Nel documento, datato 16 dicembre 1752, il principe
scrive esplicitamente: “E per me gli suddetti ducati
cinquanta gli pagarete al Magnifico Giuseppe Sanmartino
in conto della statua di Nostro Signore morto coperta
da un velo ancor di marmo…”. Anche nelle lettere spedite
al fisico Jean-Antoine Nollet e all’accademico della
Crusca Giovanni Giraldi, il principe descrive il sudario
trasparente come “realizzato dallo stesso blocco della
statua”. Lo stesso Giangiuseppe Origlia, il principale
biografo settecentesco del di Sangro, specifica che
il Cristo è “tutto ricoverto d’un lenzuolo di velo
trasparente dello stesso marmo”.
Il Cristo velato è, dunque, una perla dell’arte barocca
che dobbiamo esclusivamente all’ispiratissimo scalpello
di Sanmartino e alla fiducia accordatagli dal suo
committente. Il fatto che l’opera sia stata realizzata
da un unico blocco di marmo, senza l’aiuto di alcuna
escogitazione alchemica, conferisce alla statua
un fascino ancora maggiore.
La leggenda del velo, però, è dura a morire.
L’alone di mistero che avvolge il principe
di Sansevero e la “liquida” trasparenza del
sudario continuano ad alimentarla. D’altra
parte, era nelle intenzioni del di Sangro –
in questa come in altre occasioni – suscitare meraviglia:
non a caso fu egli stesso a constatare che quel
velo marmoreo era tanto impalpabile e “fatto con
tanta arte da lasciare stupiti i più abili osservatori”.
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