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martedì 17 giugno 2025
ITINERARI NAPOLETANI STORIA: Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele III"
tratto da ministero della cultura:
Cenni storici
La Biblioteca Nazionale di Napoli è stata fondata
nel 1784 a seguito di Regio Decreto di Ferdinando
IV di Borbone che trasferì dalla Reggia di Capodimonte
al Palazzo degli Studi, oggi sede del Museo Archeologico,
le raccolte librarie reali il cui nucleo principale
era costituito dal fondo Farnese, che Carlo di Borbone,
figlio ed erede di Elisabetta Farnese, aveva fatto
portare a Napoli nel 1734, rappresentava il nucleo
principale.
Aperta ufficialmente al pubblico il 13 gennaio 1804,
la Biblioteca assunse il nome di
“Reale Biblioteca di Napoli”.
Nel 1816 divenne “Reale Biblioteca Borbonica” e
con decreto n. 130 del 17 ottobre 1860 fu
dichiarata Biblioteca Nazionale.
Dopo l'Unità d'Italia fu arricchita con i Fondi
provenienti dalla seconda soppressione degli ordini
religiosi e con importanti doni e lasciti, tra cui
il legato dei manoscritti leopardiani di Antonio Ranieri
e la biblioteca teatrale Lucchesi Palli.
Nel 1910 alla Biblioteca fu annessa l'Officina
dei Papiri Ercolanesi con il suo fondo di papiri,
disegni e documenti d’archivio.
Nel 1922, grazie all'interessamento
di Benedetto Croce, fu deliberato il trasferimento
della Biblioteca nel Palazzo Reale di Napoli,
intanto devoluto dai beni di Casa Savoia al
Pubblico demanio. In quegli anni furono annessi
i fondi delle biblioteche del Museo di San Martino,
Brancacciana, Provinciale, San Giacomo e i manoscritti
chiamati "ex viennesi", pregiato fondo custodito nella
sezione Manoscritti e Rari. che fecero ritorno a Napoli
in seguito al Trattato di Saínt Germain (1919) e
alla Convenzione artistica di Vienna (1920).
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