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mercoledì 25 giugno 2025
ITINERARI TURISTICI:CHIESA DI S.ANTONIO A POSILLIPO NAPOLI-
TRATTO DA FAI.
La chiesa di Sant'Antonio a Posillipo è una
chiesa santuario di Napoli; ubicata nel quartiere
omonimo, è raggiungibile sia dalle rampe di Sant'Antonio
(dette anche Tredici discese di Sant'Antonio), sia
dalla via Minucio Felice. Si può raggiungere la
chiesa anche con la funicolare da Mergellina,
scendendo alla prima fermata Sant'Antonio. La
fondazione della chiesa risale al 1642 ed avvenne
in un sito all'epoca scarsamente urbanizzato della
città, costituito da quattro villaggi rurali
collegati con la zona di Mergellina da un'antica
strada greco-romana. I frati conventuali del
terz'ordine vi fondarono una chiesetta ed un
piccolo convento che ebbe nei primi anni la
funzione di sanatorio. Sulla lapide di fondazione
di leggeva: «FRATER PAVLVS ANSELONVS FR 3 ORDINIS S.TI
FRANCISCI FVUNDATOR OB MAGNAM DEVOTIONEM FIERI
FECIT ANNO DOMINI MDCXXXXII» Le mura dell'antica
cappella sono oggi individuabili in corrispondenza
dell'attuale sacrestia, così come i locali del
convento originario sono riscontrabili nei
locali denominati dell'"ex-monastero". Nel
1603 fu iniziato l'ampliamento della strada
che portava al convento, mantenendo lungo
il suo percorso parte delle antiche vestigia
romane (pavimentazione romana) e venendo così
a costituire un mezzo più agevole per i
pellegrini che dalla città intendevano
raggiungere l'edificio; la strada, già
salita di Santa Maria delle Grazie, venne
così indicata come rampe di Sant'Antonio a
Posillipo. La chiesa nel frattempo assurse
al titolo di santuario antoniano, prendendo
negli anni una forma a navata unica con tre
cappelle laterali per ciascun lato ed il
convento fu allargato. La costruzione della
sacrestia fu avviata nel 1750, mentre quattro
anni dopo fu la volta dell'edificazione del
campanile a pianta rettangolare con cella
campanaria ottagonale e bella cuspide in
stile barocco; il chiostro del convento fu
ultimato nel 1775. La successiva soppressione
degli ordini religiosi, in epoca napoleonica,
fece sì che la chiesa passasse al demanio e
fosse destinata ad usi civili, sebbene affidata
ad un rettore, ex-domenicano scampato ai
fatti del 1799. Nel 1824 il complesso fu
affidato ai domenicani di San Domenico Maggiore,
anche grazie all'intervento di re Ferdinando II
di Borbone che era in ottimi rapporti con l'ordine
religioso. Nel 1883 vi furono dei lavori di restauro
che interessarono le cisterne dell'acqua e
l'impianto originario che collegava il complesso
all'antico acquedotto greco, oltre alla risistemazione
delle celle dei frati. Nel 1944 l'arcivescovo
Alessio Ascalesi stabilisce nella chiesa,
posta al di fuori delle mura conventuali,
la costituzione di una parrocchia che andrà
assumendo sempre maggior importanza negli
anni anche grazie al nuovo assetto urbanistico
della zona (la costruzione del piazzale antistante
la chiesa da cui si gode uno spettacolare panorama
sul golfo di Napoli è degli anni sessanta).
Nel 1975-76 vennero eseguiti importanti lavori
di restauro e consolidamento e nel 2000 venne
ripresa, in occasione del periodo giubilare,
l'antica tradizione della processione di
sant'Antonio di Padova, a cui la chiesa è
dedicata. La chiesa si presenta a navata
unica, con una volta a botte (affrescata
da Gaetano Bocchetti) e tre cappelle per
lato. Nella prima cappella a destra è
collocato un crocifisso ligneo del XVII
secolo; nella seconda si trova una raffigurazione
di san Nicola di Bari di autore ignoto della metà
del XVII secolo, mentre nella terza ed ultima
cappella si ammira il San Raffaele e Tobiolo
di Giacinto Diano. Nella prima cappella a
sinistra è collocata una statua lignea
dell'Immacolata; nella successiva è contenuta
una tela di Andrea dell'Asta con la Maddalena
e San Giovanni Evangelista in adorazione
della croce, mentre nella terza ed ultima
vi è un Sant'Antonio in estasi anch'esso
del Diano. Nell'abside vi è l'altare maggiore
su cui poggia l'antica statua lignea del santo.
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